Bologna, la confessione di Antonio Avati: "Italiano? Gli chiederò scusa. Sullo scudetto..."
Le sue parole a Il Corriere dello Sport, da grande tifoso rossoblù quale è, riguardo le sue impressioni sulla stagione

Il ricordo di Mihajlovic

Sinisa mi piaceva moltissimo come persona. Uno tenace, capace di relazionarsi con i giocatori. Non era un grande tattico ma aveva un grande cuore. Straziante vederlo incitare i suoi ragazzi quando andavano sotto al balcone dell’ospedale. Lui straordinario.
E lo scudetto?
Lo scudetto si può sognare. Saputo è un presidente fantastico, sta dietro le quinte, non si espone, è dolce e saggio, se avesse voglia e possibilità di puntare sul mercato estivo, riempiendo quelle 2-3 caselle con top player, si può sperare di arrivare in paradiso, come nel 1964 il Bologna di Bernardini. Oggi, per com’è, la squadra sta facendo pure troppo, non c’è un atteggiamento rinunciatario e c’è uno straordinario feeling tra giocatori e tra squadra e tifosi che perdonano tutto. È una bella sinergia.
I suoi calciatori preferiti
A me piacciono i centrocampisti-registi, i giocatori intelligenti, geometrici. Uno come Schouten che purtroppo è andato via, o come Nils Liedholm, Juan Alberto Schiaffino, Giacomo Bulgarelli. Oggi vedo molto bene Freuler e Ndoye, che quando imparerà a fare più gol e a inquadrare meglio la porta diventerà un campione.

La passione per il Bologna
Non avendo purtroppo più mio padre, avevo uno zio che in fatto di calcio lo ha “sostituito”: mi ha portato allo stadio la prima volta, avevo 5 o 6 anni e ho perso la testa. Non era il certo il Bologna che venne dopo, quello di Bernardini. Aveva tifosi intenditori, molto esperti e pochi giovani. L’avversario forse era l’Atalanta, ricordo che ci fu l’espulsione di un calciatore, Rota, un terzino, e lì capii che l’arbitro aveva il potere di interrompere la partita e di sbattere fuori un giocatore. Lo stadio era il mio divertimento più grande. A quei tempi già a dieci anni ci si andava da soli. Io avevo le mie 400 lire, quattro monete da cento, per entrare in curva. Le tenevo da parte dal lunedì alla domenica. Oggi, alla mia età, sono malato: dopo il cinema, che sta al primo posto delle priorità, viene il calcio.