La rivincita di Vincenzo Italiano: a Bologna è arrivato un grande allenatore
Se la squadra è in crescita, nonostante le difficoltà, il merito è anche suo
Dopo la passata stagione, entusiasmante a livello di risultati e qualità di gioco, culminata con il ritorno in Champions League a distanza di sessant'anni dall'ultima volta, sotto le due Torri è arrivato Vincenzo Italiano. Il tecnico aveva chiuso la propria parentesi in viola, riportando i gigliati nelle posizioni di vertice offrendogli la possibilità di disputare ben tre finali in due anni, non una cosa usuale in casa Fiorentina.
Tuttavia un avvio non impattante a livello di risultati aveva dato adito ai primi mugugni e fastidi della piazza, che talvolta commentava ironicamente l'operato del tecnico. Tuttavia tramite il lavoro, il tecnico si sta prendendo le proprie rivincite.
La rivincita di Vincenzo Italiano: rosa differente dallo scorso anno ma rendimento simile
L'allenatore ex Trapani, Spezia e Fiorentina approda sotto i Portici per sostituire Thiago Motta e durante la preparazione estiva vede prendere forma una rosa differente da quella dello scorso anno.
Italiano perde le due stelle della passata stagione, Zirkzee e Calafiori, direzione Premier League, perde anche Saelemaekers, che non viene riscattato. Oltre a dover fare i conti con l'infortunio di Ferguson, anche se questo si sapeva da subito. Al loro posto arrivano giocatori giovani dal futuro brillante (come Dominguez e Iling), o esuberi di altre squadre (Casale ed Erlic). Inoltre il neo arrivato Cambiaghi si infortuna praticamente nei suoi primi frangenti in rossoblù, togliendo a Italiano una risorsa importante. Vien da sè pensare che la rosa dell'anno precedente sia diversa per valori tecnici rispetto a quella attuale.
Tanto che diversi calciatori che lo scorso anno trovavano poco spazio (Moro e Castro per dirne due) scalano posti nelle gerarchie e, nel caso dell'argentino, diventano insostituibili. L'ennesimo colpo di genio di Sartori ha quantomeno risolto la questione inerente al post Zirkzee dal momento che il Toto sta incidendo e dominando. Ma come ammesso sopra, la squadra appare più debole della passata stagione, almeno come rosa, soprattutto se si considera la Champions League.
Nonostante questo, Italiano parte sì a rilento, ma successivamente inanella una serie di risultati positivi che portano il Bologna a fare gli stessi punti del Milan, ben più quotato ad inizio stagione, e ad andare a -5 dalla Juventus con una partita in meno. Il tutto perdendo appena due partite, contro Napoli e Lazio, rispettivamente seconda e terza del tabellone. Tenendo presente però che contro i capitolini la sconfitta è arrivata in inferiorità numerica…
La crescita nei risultati va di pari passo con quella nella proposta di gioco.
Squadra in crescita: a Bologna si propone un calcio offensivo
La partita di Torino è l'emblema di quanto espresso nel titolo. Una squadra che pressa in avanti e che tiene il pallino del gioco e il comando della partita. L'idea è ambiziosa, proporre questo calcio, contro chiunque e in qualunque stadio. La strada intrapresa ti porta anche a creare diverse occasioni da gol ad Anfield contro il Liverpool, che per la cronaca ha annichilito 4-0 il Leverkusen campione di Germania e battuto in maniera perentoria il Real Madrid campione d'Europa.
Questo inevitabilmente comporta subire un numero maggiore di reti, anche perché pressando in avanti la linea difensiva tende ad alzarsi e ad esporsi a maggiori pericoli. Questo però è direttamente proporzionale al maggior numero di gol fatti e al maggior numero di occasione create, che diventa però fondamentale concretizzare. Questo aspetto si rivela in maniera chiara anche nell'apporto offensivo degli esterni, mai così prolifici. La crescita di Ndoye è l'ultimo esempio (già 3 gol e 2 assist in A), lo scorso anno ne realizzò appena uno. Lo stesso Orsolini è a quota 7 stagionali e siamo solo a dicembre(lo scorso anno chiuse a 10).
Restano comunque degli aspetti da limare: in primis limitare gli errori individuali, che sono costati punti preziosi, basti pensare a Casale a Genoa, e a Fabbian e Miranda nell'ultimo weekend contro la Juventus. In secondo luogo essere più cinici sotto porta e concretizzare al massimo quanto prodotto. Proprio quest'ultimo aspetto è costato punti preziosi in Champions che lasciano un po' di amaro in bocca, sempre tenendo presente che gli emiliani mancavano da sessant'anni nella competizione.
La strada intrapresa è certamente quella giusta, sia sul piano del gioco che dei risultati, ma in parte si sapeva: il Bologna ha scelto un grande allenatore.
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