Bologna, il ricordo di Ravaglia: "Mihajlovic è stato il primo"
Il portiere rossoblu si è raccontato a Il Resto del Carlino in un'intervista esclusiva
Sul rapporto con lo Stadio Dall'Ara
“Stupendo, pieno di ricordi. A 12 anni sono entrato nel settore giovanile rossoblu e ci portavano spesso allo stadio. Amavo fare il raccattapalle e stare dietro la porta per studiare il portiere.”
Sull'importanza della sua famiglia
“I miei genitori mi hanno trasmesso tanti valori, l'impegno, il sacrificio. Quando sono entrato in prima squadra, non riuscivo più a frequentare la scuola, così l'ultimo anno di superiori sono passato al privato. Ma loro hanno preteso che studiassi per dare la maturità comunque con la scuola pubblica. La loro vita è stata d'esempio: mia mamma ha un ruolo importante nel mondo della sicurezza sul lavoro. Papà ha iniziato a lavorare con i camion e pulire le strade di notte. Poi quando siamo nati noi, c'era la necessità di guadagnare di più: a 35 si è diplomato e ha fatto la carriera in ufficio, per permettere a me e Ale un futuro solido. Se sono arrivato dove sono lo devo anche a loro. Hanno rispettato i miei sogni, facendomi tenere i piedi per terra. Papà mi ha ispirato: a 60 anni fa il campionato over35 e il mercoledì gioca a 7 al Savena con gli amici.”
Quali sono i suoi sogni?
“Il sogno è da sempre diventare il portiere titolare del Bologna. Poi ovviamente anche l'Italia è un sogno. Spero un domani di poterlo realizzare. Ma spero che sia il Bologna a permettermi di arrivare in Nazionale: ecco, questo sarebbe il massimo della vita.”
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