Scaroni solidale, ma Saputo fa muro: i retroscena sul rinvio di Bologna-Milan
Dalla chiamata del presidente alla decisione del sindaco: la ricostruzione di quanto avvenuto
Nell'arco della giornata di venerdì 25 ottobre, si è tenuta l'Assemblea di Lega per decidere le sorti dell'incontro tra Bologna e Milan.
La gara, inizialmente prevista per le ore 18:00 della giornata di ieri, è stata rinviata a causa del forte maltempo che ha colpito la città emiliana.
Tra i pareri discordanti che si sono susseguiti freneticamente tra interviste e interventi social, vediamo di ricostruire brevemente quanto accaduto in quelle ore.
Il Corriere dello Sport, infatti, ha offerto questa mattina una versione abbastanza significativa dei vari retroscena, raccontando i momenti salienti della riunione.
La chiamata di Saputo
Tra le ipotesi prese seriamente in considerazione, a margine dell'impossibilità di giocare la partita in condizioni normali, c'è stata quella dell'incontro a porte chiuse.
In tal caso, evitando l'affluenza di tifosi allo stadio, sarebbe stato possibile e conveniente, perlomeno secondo i vertici rossoneri, disputare la gara valida per la nona giornata di Serie A.
Successivamente è stata presa in seria considerazione la possibilità di giocare in un altro stadio: i principali candidati erano il Giuseppe Sinigaglia di Como e il Carlo Castellani di Empoli.
Attorno alle ore 13, però, è arrivata la chiamata da parte del presidente rossoblù Joey Saputo all'amministratore delegato Claudio Fenucci.
Il messaggio dell'americano è stato chiaro: la squadra non avrebbe giocato in nessun altro stadio, a costo di perdere 0-3 a tavolino.
La motivazione di tale scelta deriva appunto dal profondo legame affettivo con la gente di Bologna, devastata dal dirompente alluvione e dunque da rispettare con un gesto di tale vicinanza.