Un Bologna diverso dai suoi tempi

L'anno dopo il ritorno in A. Non avevamo questa squadra. L'obiettivo era la salvezza, con Donadoni la conquistammo sempre senza affanni, a parte il calo di tensione a fine torneo. Il club stava crescendo piano piano, anche gli investimenti erano inferiori.

La paura della retrocessione fu la svolta?

Sì, anche per il club. Non riuscivamo a portare in campo le idee di Inzaghi. Fu un periodo negativo. Per fortuna arrivò Sinisa e qualche rinforzo. Lì è cambiato tutto.

È stato bene a Bologna?

Ma certo. Tre anni bellissimi, da capitano. Una stagione con nove gol. E poi una città di gente perbene che ti lascia in pace: ti senti subito bene, infatti torno spessissimo. Ho tanti amici, vado a giocare a golf a Crespellano.

Gioca anche con Fenucci?

No, ci vediamo, ci incrociamo, ma non abbiamo mai giocato insieme. Ho il mio maestro.

Sui tre svizzeri “bolognesi”

Bologna è una piazza che dà serenità che puoi sfruttare bene e loro tre lo fanno. Come peraltro facemmo sia io sia Turkyilmaz.

Remo Freuler
Remo Freuler (ph. Image Sport)

Ce li descriva

Freuler è fondamentale. Al Parma manca uno come lui. Sa gestire i tempi, guida la squadra. L'età non è un problema, lui non scatta, ma ha un ritmo sempre alto e costante. Aebischer è apprezzato da tutti i tecnici: fa qualsiasi cosa. Una volta in Nazionale ha giocato terzino. “Ma davvero?” ci siamo detti in tribuna. Intelligentissimo. E poi Ndoye, anche lui da anni in Nazionale non è certo una sorpresa: ora con i gol sta facendo il salto di qualità che aspettavamo.

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