La rosa dell'Intertoto 2002

Addirittura, già dai tempi di Mazzone avevo iniziato ad assaporare il profumo d'Europa, anche se da non protagonista, ovviamente. Non dico che era normale per il Bologna stare a quei livelli, ma si poteva pensare che fossero un po' gli anni d'oro. Oggi è stato raggiunto un risultato clamoroso perché, ovviamente, la Champions League è la competizione più ambita da tutti. Sarà una stagione da vivere, così come per la Primavera che prende parte alla Youth League: i ragazzi devono avere un senso di responsabilità.

Una storia particolare

Diciamo che la mia è stata una storia particolare. Non per sminuire la carriera dei giovani che si affacciano alla prima squadra, ma in quegli anni la dimensione del campionato italiano era molto più importante. Le nostre squadre andavano in Europa da protagoniste, anche se ti chiamavi Bologna: per dire che non era di prima fascia. Oggi ci ripenso e dico: “Cavolo, ho avuto quel tipo di opportunità” e per vent'anni a nessuno è ricapitata. Nella stagione precedente giocavo in Primavera, ho avuto la fortuna che Sergio Buso mi ha portato in prima squadra credendo in me; perché, insomma, lanciare un ragazzo di 19 anni in Coppa UEFA, da titolare, contro lo Zenit San Pietroburgo non era una cosa scontata. Oggi si parla sempre del giovane - sembra quasi una gara - mentre una colta succedeva se il ragazzo era pronto.

Tifosi Bologna (ph. Image Sport)
Tifosi Bologna (ph. Image Sport)

La risposta della piazza

Nonostante non ci fossero i social, comunque sia ero il ragazzo bolognese, cresciuto nel settore giovanili del Bologna, giocavo in un ruolo anche abbastanza particolare… sembravo quasi un pensionato. Era un qualcosa che i tifosi aspettavano chissà da quanto tempo.

La reazione

Ero contento, ma per il mio tipo di carattere la pressione era tanta. E avevo iniziato con il botto: gol in Coppa UEFA, l'anno dopo rete in campionato, facevo parte delle nazionali giovanili co convocazione in Under 21 a 19 anni. Alcuni si sarebbero montati la testa, io invece ero al contrario: non essendo uno da riflettori, a volte lo reputavo “troppo”.

Lo spogliatoio

I compagni erano eccezionali. L'unica cosa che, all'epoca, non dico che c'era un po' di nonnismo, ma esisteva un rispetto delle gerarchie che oggi vedo meno. Io ero umile e non mi accontentavo dei traguardi che raggiungevo - quindi non era un mio problema - ma sicuramente i più anziani erano degli esempi. Mi hanno aiutato molto.

Un consiglio per i ragazzi che si affacciano all'Europa per la prima volta

Il calcio è molto diverso, rispetto a quando giocavo io: sei sempre sotto i riflettori. Non vivendo questo mondo in prima persona, posso dire di non farsi risucchiare dalla sua parte esterna, quella che a me personalmente piace meno. Devono concentrarsi a migliorare in tutto ciò che il calcio può offrire, come la competizione e non tralasciare la famiglia. So che lo faranno: Ravaglia l'ho conosciuto tanti anni fa, è un bravissimo ragazzo.

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