Orsolini: "Ho sempre voluto restare, questa è casa mia. Sogno l'Europa"
Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Riccardo Orsolini si è raccontato a tutto tondo, parlando, tra le altre cose, degli obiettivi stagionali e del rapporto con Thiago Motta
Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Riccardo Orsolini si è raccontato a tutto tondo. Tra i temi affrontati dal numero 7 rossoblu, fresco di prima tripletta in Serie A, ci sono il rapporto con Thiago Motta, la nazionale e gli obiettivi del Bologna.
Sulla sua personalità, il fantasista classe ‘97 si è espresso così: «Sono un tipo empatico, solare, scherzoso, ma il sorriso non nasconde superficialità. A volte girano le scatole anche a me ma mi piace trasmettere un messaggio sereno, allegro. Da piccolo chiedevo autografi anche io: se vedevo un giocatore triste mi intristivo. E allora resto allegro, anche se ho i miei pensieri. Sono testardo e ambizioso. E anche un po' Peter Pan: è la mia forza. Ma ci sto abbinando maggiore maturità. Ho lavorato di più su me stesso, con chi è sempre stato vicino a me, non con mental-coach o altri. Poi è chiaro: la maturità arriva anche quando stai bene, giochi, quando ti senti bene e voluto bene".
Su Thiago Motta e la concorrenza alzata: “«Thiago è un buonissimo allenatore, perché ha idee, anche se a volte, come a Genova l'anno scorso, prendo iniziative. Però poi ci ridiamo e mi dà baci d'affetto, sulla fronte a Monza, nella nuca l'altro giorno. La concorrenza si è alzatissima. Sugli esterni, poi... Bisognerà rimboccarsi le maniche per far capire che se qualcuno vuole giocare deve prendersi l'altra fascia…” (ride, ndr)
Sul sentirsi tutti capitani: "E lo confermo. Non è una critica ma l'esaltazione, nell'originalità avviata da Motta che fa un capitano diverso ogni settimana, di una squadra in cui tutti sono importanti. Siamo noi non io".
Sul rinnovo e la possibilità di diventare una bandiera: “Già ora sono il più anziano... A me pare che le bandiere non esistano più. Certo, se resterò fino al 2027 sarebbero nove anni di Bologna: ci andrei vicino...”
Su quanto fosse stato vicino ad andare via e sugli obiettivi per questa stagione: “Più che sentire squadre vicine a me, quel che chiedevo io era: “Quando ci incontriamo per rinnovare?”. Ho sempre voluto restare. Questa è casa mia. Mi sono sempre trovato bene con tutti. Come dice Fenucci, sono il suo figlio maschio...Sogno eh, non prometto: l'Europa. Sarebbe super".
Sugli errori arbitrali a sfavore dei rossoblu in questo inizio di stagione: “Non so. Spero solo che alla fine questo Bologna abbia i numeri che merita”.
Sul soprannome “Orsonaldo” e sul fatto che il primo gol contro l'Empoli sia stata la rete più bella della sua carriera: “È nato ad Ascoli, dai miei compagni. Calciavamo partendo a gambe divaricate alla Ronaldo. Facevo sempre gol io. E uno ha inventato Orsonaldo. Faccio solo gol belli (ride, ndr). Questo sono io... Anche quelli su rigore. Ne ho sbagliato solo uno, col Cagliari. Poteva essere il 2-1, volevo fare una cosa scenica anziché semplice. Spaccare la chitarra sul palco come Jimi Hendrix. L'ho fatto con la traversa. Non succederà più”.
Chiosa finale sul ritorno in nazionale: "Mi hanno chiamato in azzurro mentre ero a un battesimo a Lugo. Ho mangiato in macchina, sono arrivato a Milanello poco prima dell'allenamento. Spalletti stava parlando con Buffon. Poi viene da me e fa: "Ciao Riccardo, grazie della tua disponibilità eh...". E io: ma grazie di che? Grazie a lei mister dell'opportunità!".