Nuova settimana e nuova giro di presentazioni in casa Bologna. Nella giornata di oggi è stato il turno di Joaquin Sosa, giovane difensore arrivato a titolo definitivo in rossoblù in questa sessione di mercato dal Nacional Montevideo. Insieme al neo acquisto del Bologna c'era anche il direttore sportivo Marco Di Vaio, che ha voluto introdurre la conferenza del classe 2002 ai giornalisti presenti in sala stampa.

“È stata un'operazione voluta dal mister. Sosa è un giocatore adatto a giocare a 3, di piede mancino, giovane, ma con buona esperienza alle spalle. Ha infatti avuto esperienze importanti in Sudamerica e sappiamo questo quanto conti. Ora deve continuare a lavorare per crescere, può diventare un giocatore importante già da quest'anno, sia per aspetti tecnici che per mentalità. I sudamericani possono tirare fuori tanto da molte situazioni.”

Successivamente è stato quindi il turno del difensore classe 2002 che ha preso per la prima volta la parola da calciatore del Bologna.

“Per me è un onore essere qui. Sì certo che conosco Perez, ha giocato tanto tempo qui al Bologna, come anche altri giocatori che conosco. Sono arrivato in una società con una storia importante, ho tanta voglia di dimostrare e di crescere. Dal primo giorno che sono arrivato qui non mi è mai mancato nulla. Ho sempre avuto indicazioni tattiche dallo staff e dal mister, ho legato molto con tutti i compagni che parlano spagnolo.”

Sulla trattativa: "La trattativa è iniziata circa un mese fa. Io ero concentrato con il Liverpool in Uruguay, ma il mio procuratore ha parlato con il Bologna ed è stato tutto molto veloce, grazie anche al mio agente. Le mie qualità sono con il possesso del pallone e nel gioco con i miei compagni, ma mi piace molto anche andare forte sulla palla. In Europa so che posso migliorare in tutto e posso crescere in molti aspetti".

“Quando ero piccolo giocavo sempre a calcio con mio padre e con i miei amici, mi piaceva moltissimo. Ho avuto un infanzia molto calcistica. Ho iniziato quando avevo solo 4 anni nella squadra della mia città. Quando ero piccolo io e la mia famiglia guardavamo sempre la Serie A. Per questo motivo è un sogno essere in Europa in uno dei campionati più importanti del mondo. Il mio idolo? Senza dubbio è Godin."

In Sudamerica si sa, i soprannomi calcistici sono quasi più importanti dei cognomi reali dei giocatori. Abitudine che non ha ‘risparmiato’ neanche il giovane Sosa, conosciuto anche come ‘El Gringo’: “Sì, è il mio soprannome, me l'hanno dato in famiglia i miei fratelli, poiché avevo i capelli chiari.”

Chiosa sul mercato, con Sosa che è stato ambito anche da altri club europei: Si c'era anche un altro club su di me, del campionato russo, ma Bologna è stato un segno del destino e non ho mai avuto dubbi.”

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