Salimmo sù, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle”. 

Sono trascorsi esattamente 106 giorni da quando il Bologna ha vinto al Diego Armando Maradona di Napoli con le reti di Ndoye e Posch e ha suggellato la qualificazione alla prossima Champions League. Parafrasando la Divina Commedia di Dante Alighieri - dopo un lungo cammino contrassegnato da anni passati nelle tenebre dell’Inferno, tra una lotta salvezza e l’altra, con Thiago Motta in panchina il club rossoblù è riuscito a salire sino in Paradiso. Sino a riveder le stelle.

Un percorso che sembrava volto alla speranza, alla redenzione e alla luce. E invece ieri sera, all’ombra del Vesuvio, è calato il buio pesto (3-0 senza storia). In appena tre mesi il Bologna si è riscoperto fragile ed è caduto rovinosamente in Purgatorio. 

Thiago Motta
Thiago Motta (ph. Image Sport)

Un punto nelle prime due giornate come lo scorso anno: le differenze

Troppo presto per decretare "Dalle stelle alle stalle” perché siamo solo alla seconda giornata e perché anche lo scorso anno il Bologna iniziò con un punto nelle prime due partite (anche se gli avversari di allora furono Milan e Juventus, rispettivamente seconda e terza in classifica al termine del campionato). Tuttavia quella fu una partenza diversa: già con la Juve ci fu una prestazione in crescendo, a Napoli si è visto un Bologna in diminutio, involuto in tutti i reparti. 

Dunque il campanello d’allarme è risuonato forte e chiaro tra le mura di Casteldebole. A maggio, sullo stesso campo, vi era un solo Calafiori in più rispetto agli interpreti rossoblù scesi in campo ieri (sì, perché Zirkzee era infortunato e Ferguson era già finito sotto i ferri). 

Ora una cosa è sicura: è sparito il Bologna dell’anno passato, quello brillante per lunghi tratti, ma anche quello concreto che sapeva andare oltre i limiti grazie ad un’identità definita: solidità difensiva e concretezza offensiva.

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano

Le responsabilità non sono circoscritte a Vincenzo Italiano 

Con questo non vogliamo dire che le responsabilità del crollo sono circoscritte a Vincenzo Italiano, perché l’ex allenatore viola non è Thiago Motta, ma questo lo si sapeva già a giugno. 

Il problema è che fino ad oggi si è cercato di mettere la polvere sotto al tappeto ed i grattacapi sono emersi, anzi esplosi, in tutta la loro complessità non appena il livello degli avversari e della competitività si è alzato un po’ di più. 

Ed è lì che va iniziata la ricerca delle cause, che sono molteplici e combinate: l’assenza di un vice Zirkzee già pronto e funzionale al gioco della squadra (Castro è apparso un “nove” ancora da costruire, tanto voglioso quanto fumoso, mentre Dallinga - al quale ieri sul 2-0 è stato preferito Fabbian - ha avuto dei problemi intestinali che lo hanno rallentato ma nonostante ciò non convince ancora in pieno e avrà bisogno di tempo per adattarsi al calcio italiano e di Italiano). 

Inoltre l’assenza di un vice Calafiori che di fatto ha lasciato il tecnico siciliano senza interpreti in uno dei ruoli più delicati e importanti del suo modo di giocare, considerando anche il rendimento deficitario di Lucumì (reduce dalla lesione al bicipite femorale destro subita in Copa America) e le condizioni di Erlic (arrivato i primi di agosto e già out per infortunio).

Non vogliamo confutare uno come il “CobraSartori che negli anni ci ha abituato a dei veri e propri capolavori di mercato, ma la neverending story legata al difensore centrale doveva già essere risolta da mesi. E invece a quattro giorni dal gong la situazione è ancora nebulosa. 

Infine tra le cause ci mettiamo anche lo scadimento di forma di alcuni elementi chiave (ieri Orsolini su tutti), non compensato da chi subentrato (male Odgaard e Karlsson). 

Insomma, l’inizio non si può definire del tutto “horribilis” perché sono trascorse solo un paio di settimane e perché anche formazioni ben corredate come Milan e Roma hanno deluso, ma sicuramente Italiano e i suoi al chiuso delle stanze di Casteldebole vorranno individuare quanto prima i problemi di questa squadra, analizzarli, capirli e, soprattutto, trovare rimedi. È ancora presto per buttare via tutto.

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