È stata una settimana molto difficile per la Virtus. La sconfitta con Kazan ha spento i sogni di Eurolega per la prossima stagione e quella con Milano ha tenuto ben evidenti i limiti attuali della squadra. La delusione per come è finita l'Eurocup è alta in tutto l'ambiente e per tanti tifosi ha cancellato quanto di buono fatto durante la campagna europea: “Aleksandar Djordjevic è l'unico responsabile, che paghi lui per tutti e vada via subito” è un pensiero molto diffuso. 
Che il coach serbo abbia colpe e responsabilità è lampante, dal momento che le sue idee e le sue scelte non hanno pagato e i quintetti mandati in campo nei momenti topici sono stati poco convincenti. Un esempio è quello dei minuti finali contro Milano, con Ricci fuori fase e Gamble che - per quanto fosse in leggera ripresa - è lontanissimo parente del giocatore incisivo che è stato a lungo. Ma che Djordjevic sia l'unico imputato da mandare alla sbarra è una tesi che non sta né in cielo né in terra. Resta pur sempre l'allenatore che ha creato tutti i presupposti per far arrivare la Virtus a 20 minuti dall'Eurolega: certo è mancato il rush finale, il centesimo per fare l'euro e non può non pesare nel giudizio storico sull'esperienza del serbo sulla panchina dell'Arcoveggio. Un'esperienza che non pare affatto avere i presupposti necessari per proseguire.
Ci sarà tempo per parlare di futuro e di mercato ma intanto giova ricordare che c'è un playoff scudetto da disputare e per un club come la Virtus non può essere un obiettivo secondario o poco attraente o peggio ancora superfluo. È compito della società in primis tenere bene in mente questo concetto e trasmetterlo alla squadra. Anche perché il gran lavoro fatto nell'ultimo biennio merita una degna conclusione e non un'autodistruzione.

Settimana complicata anche per la Fortitudo, soprattutto per la sconfitta nel turno infrasettimanale contro Cremona. Quella di ieri contro Venezia non fa troppo male, sia perché la classifica (leggi vantaggio su Cantù) è rimasta invariata sia perché la prestazione dei biancoblu è stata incoraggiante quanto basta. Era molto importante dare segnali di vita in vista della sfida da dentro o fuori contro i brianzoli e quei segnali sono arrivati. Poco importa che la Reyer abbia giocato a marce basse per tre quarti di partita: conta che la F abbia risposto presente, abbia provato a dare battaglia per quello che poteva contro una squadra più forte e più lunga. Ora l'abilità di Dalmonte e dei suoi ragazzi sarà quella di portare con sé le cose buone della partita fino a domenica sera, quando ci si giocherà tutto sapendo che una vittoria significherà salvezza e fine dei tormenti. Non è poco essere padroni del proprio destino in un campionato così convulso e ricco di colpi di scena: bisogna però essere bravi a costruirselo, il proprio destino.

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