Il racconto del papà di Giovanni Fabbian: dalla passione per lo studio ai gol con il Bologna
Il papà di Giovanni Fabbian racconta l'inizio della carriera del figlio, dagli inizi all'Inter ai gol decisivi in terra felsinea
Alberto è il papà di Giovanni Fabbian, il cui talento sta sbocciando sotto la guida di Thiago Motta. Nell'edizione odierna della Repubblica il racconto del papà: dagli inizi alla sua prima esperienza in Serie A tra studio e un grande amore per la propria famiglia. Fabbian trascina il Bologna tra gol e assist, ma fuori dal campo è un ragazzo semplice e attento.
Ma non era un centrocampista?
Sì, ma sa inserirsi, e poi con quel Zirkzee che si muove tanto, spazi se ne creano. Da piccolino invece cominciò come difensore, poi esterno, pian pianino è avanzato
Come iniziò?
Qui a Rustega, frazioncina di Camposampiero, in provincia di Padova, a 4 anni giocava in palestra. Fece lì i primi due anni, poi iniziò all’aperto, sin da bambino il calcio gli è sempre piaciuto. A 8 anni lo prese il Padova. C’è rimasto sino a 15. Lo venivano anche a prendere col pullmino, poi lo recuperavamo noi in auto.
Distanza?
Sessanta km, 30 più trenta.
Sacrifici?
Sacrifici no, diciamo che era un impegno, quello sì.
Quando avete capito che poteva essere la sua strada?
Le incognite ci sono sempre, prima son bambini, poi ragazzi, di sicuro non c’è mai nulla, ma quando a 15 anni lo chiamò l’Inter, beh, lì ci pensai.
A Milano s’è diplomato
Liceo scientifico sportivo, un anno a Padova, quattro nelle scuole dell’Inter, è sempre andato bene, mai un problema, ragazzo con la testa sulle spalle.
Nel frattempo s’è anche iscritto all’università, Economia, ha raccontato di recente a Sky
Ha già dato tre esami, sua sorella Alessia che ha 24 anni si è laureata, siamo contenti.
Siete sempre allo stadio, lei, Alessia, sua moglie Annalisa
Le partite in casa le abbiamo viste tutte, poi siamo stati a Firenze, a Udine, a Milano.
Anche in Coppa Italia
Sì, l’abbiamo visto, 120 minuti in campo, era la prima volta a San Siro, perché in campionato era rimasto in panchina. È stata un’emozione pazzesca, una sensazione che auguro a chiunque abbia un figlio che fa sport.
L’anno scorso il boom alla Reggina, 37 presenze e 8 gol
Eh, il vizietto ce l’ha, anche lì non sapevamo come sarebbe andata, il vivaio dell’Inter è importante, ma la B è un’altra cosa, è il mondo dei grandi.
Ora il Bologna
La Serie A è ancora più dura, lui si trova benissimo, all’inizio giocava poco, ma coi compagni sta bene, son giovani, motivati, l’allenatore è bravissimo, Giovanni è veramente contento, dice che a Thiago piace proprio insegnare calcio.
È cresciuto in fretta, suo figlio
Il tempo passa, oggi ha la patente, guida, vive vicino al centro tecnico, gioca a padel e a tennis nel tempo libero, l’altra sera però è tornato a casa con noi, è legato alla famiglia, ai suoi amici.
E il nonno Gabriele, ex pupillo di Nereo Rocco, come sta?
Mio padre non vede l’ora di vedere Giovanni allo stadio, ha 84 anni, l’abbiamo già portato a Bologna, adesso fa un po’ più freddo e aspettiamo, intanto il nipote se lo guarda in tv.
Lei invece il futuro di suo figlio come se lo immagina?
Due anni a Bologna li farà di sicuro, poi l’Inter ha un diritto di riacquisto, staremo a vedere cosa deciderà.
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