La situazione si fa seria in casa Fortitudo. Non che prima dell'ultimo turno di campionato fosse rosea o non ci fossero segnali negativi, chiaro. Ma la sconfitta con Brindisi e la contemporanea vittoria di Varese a Venezia rendono ancora più impervia la strada della Kigili verso la salvezza. Ancora una volta la F ha giocato bene e convinta per alcuni tratti ma non per 40 minuti e quando Brindisi ha provato a dare una spallata nel terzo quarto ha trovato nessuna resistenza; troppo tardi i biancoblu si sono rimessi in partita. Siamo sempre lì, al solito punto: una squadra che deve lottare per non retrocedere non può permettersi di giocare un minuto sì e uno no, un possesso con aggressività e uno con sciatteria. Quei segnali incoraggianti che erano arrivati con Varese e Napoli sono quasi del tutto spariti e così la salvezza diventa un'utopia. Ora c'è anche da sostituire Groselle, andato al Wurzburg, e la dirigenza è chiamata molto semplicemente a non sbagliare giocatore: serve un centro atletico, fisico, che dia quella dimensione difensiva che manca terribilmente alla squadra. Cooke, o chi per lui, non potrà essere una soluzione di ripiego ma uno che dia una svolta alla stagione. E c'è un altro aspetto: la F tornerà in campo tra tre settimane, un periodo nel quale il gruppo dovrà guarire, dotarsi di quell'autostima senza la quale non si andrà da nessuna parte. Compito di Martino, certo, ma anche dei singoli giocatori. Da oggi nessuno può sbagliare alcunché e non è detto, purtroppo, nemmeno che basti.

Dopo due sconfitte di fila ai quarti di finale, beffarde per motivi diversi, la Virtus si avvicina alla Final Eight di Coppa Italia con la voglia di fare più strada rispetto al recente passato. Non aver giocato a Sassari ieri è un vantaggio innegabile nell'immediato (ci sarà tempo per affrontare la difficoltà di una trasferta non dietro l'angolo in mezzo alla settimana e ad altri impegni) perché permette di rifiatare dopo un periodo in cui sono stati troppi i giocatori sovrautilizzati a causa delle assenze. Forse ci sarà la possibilità di vedere la squadra al completo (ovviamente senza Udoh e Abass), forse perché visto l'andazzo dell'ultimo periodo conviene davvero aspettare l'ultimo giorno prima di averne certezza. Vincere o perdere la Coppa Italia non cambierà le prospettive sul prosieguo della stagione ma può dare una spinta emotiva. Per esempio a Nico Mannion, la cui linea temporale è più indietro rispetto alla squadra nel senso che è come se fosse a novembre nel suo percorso di crescita. Partite come quelle di Valencia hanno mostrato i limiti di lettura del 20enne azzurro, fisologici considerando la scarsa esperienza di partite di quel livello con quelle responsabilità. Tuttavia il Red Mamba è chiamato ad accelerare i propri miglioramenti cercando di rimettersi in pari con il calendario dell'annata e la Coppa Italia, con il suo format da dentro o fuori condensato in pochissimi giorni, potrebbe fare al caso suo.

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