Orsolini: "Bologna è casa. Non ho mai pensato di andare via"
Le parole di Riccardo Orsolini ai microfoni del Resto del Carlino
Riccardo Orsolini è in un grande momento, dopo gli 11 gol dello scorso campionato che hanno contribuito in maniera importante al nono posto dei rossoblù, ecco anche il ritorno in Nazionale, con una ventina di minuti giocati nella gara contro l'Ucraina. Ora per lui c'è la volontà dopo il rigore fallito contro il Cagliari di riprendersi Bologna a suon di reti come fatto l'anno passato. Ecco le sue parole al Resto del Carlino.
Sull'ingresso in campo con la maglia dell'Italia: “Bellissima e anche inaspettata, perché sono stato chiamato in corsa. La Nazionale è sempre un onore, ma tornarci dopo più di due anni e in una cornice come San Siro ha un sapore speciale. Sono entrato in un momento tostissimo. Devo dire che il pallone scottava, l’Ucraina ci stava un po’ schiacciando, non c’erano gli spazi del primo tempo. Non il più semplice dei ritorni, ma va bene così: abbiamo vinto e io c’ero”.
Sul momento della convocazione: “Ero a un battesimo a Lugo di Romagna. Mi squilla il telefono, poco dopo le 13: era il segretario della nazionale. Resto sorpreso, gli dico: ‘Ciao Emi, tutto ok?’. Pensavo avesse sbagliato. Mi dice: ’eh niente, Riccardo, c’è allenamento alle cinque, Spalletti ti aspetta, parti subito’. Ho salutato tutti, parenti e amici, mi sono fatto fare una schiscetta per il viaggio. Sono passato da Bologna a prendere le scarpe e poi via verso Milanello. Ho mangiato mentre guidavo. La convocazione arriva dopo l’ultima stagione, la mia migliore in A, a livello anche di numeri: è normale e doveroso un ringraziamento alla società e alla squadra. Ma ho lavorato tanto su me stesso, sui miei limiti: quindi questa soddisfazione la sento anche tanto mia”.
Sulla panchina contro il Cagliari: “Crescere significa saper prendere le cose nel modo giusto. L’avevo capito un paio di giorni prima in allenamento che non avrei giocato titolare contro il Cagliari, ma sapevo che sarei entrato e avrei potuto incidere. Poi sul rigore ho avuto la sfortuna di beccare quella traversa che ancora trema”.
Sulla tanta concorrenza sugli esterni: “Penso sia una scelta mirata del club per tenere alti il livello e la tensione, per aumentare la qualità degli allenamenti. Egoisticamente è chiaro che sia più contento di giocare sempre. Ma uno la zona di comfort se la deve anche creare, dev’essere bravo a reagire se le cose non vanno”.
Su Thiago Motta: “Il mister è un martello, sempre sul pezzo, non molla nulla. Vuole le cose fatte a modo suo: è un perfezionista, guarda anche al capello”.
Sul rinnovo: “Non ho mai pensato di andare via. A fine campionato, dopo la bella stagione fatta, ho pensato che magari qualcuno avrebbe potuto bussare. Non so se questo qualcuno ci sia stato, va chiesto alla società. Io sono felice di essere rimasto: è stata una scelta”.
Su cosa significa Bologna: “Significa fiducia, consacrazione, crescita, tante cose: calcisticamente sono figlio di Bologna, ho trascorso tre quarti della mia carriera qui. Io sono Bologna, letteralmente. E’ casa. Sono arrivato che ero un ragazzetto, uno sbarbatello. Prima avevo giocato solo nella mia Ascoli, poi, dopo sei mesi difficili a Bergamo, sono arrivato a Bologna, una città nuova. Qui sono diventato uomo, mi hanno aiutato tutti. Io sono un bolognese: ho preso pure la ‘z’”.
Sul mercato estivo del Bologna: “Se alla fine del campionato scorso mi avessero detto: ‘guarda vanno via Arnautovic, Schouten, Dominguez, Medel, Soriano’, avrei risposto ‘aspetta un attimo’. Invece i dirigenti mi hanno fatto ricredere, sono stati veramente bravi. Hanno pareggiato se non addirittura alzato il livello rispetto alla rosa dell’anno scorso”.
Sui suoi obiettivi: “Non voglio pormi obiettivi, perché l’anno scorso mi sono detto: come va, va. Quindi continuo così, anche un po’ per scaramanzia. Ecco, spero di essere il più utile possibile alla causa: questo è l’unico obiettivo che posso darmi. Oltre a quello che mi ha chiesto la società dopo la firma: prendermi più responsabilità, far crescere i ragazzi più giovani; anche se non sono così distanti dalla mia età, molti si misurano con la prima stagione in serie A”.
Sui nuovi arrivati: “A parte Freuler con me a Bergamo o Saelemaekers affrontato con il Milan, gli altri li conoscevo poco. Però una cosa mi ha impressionato: sono tutti forti e soprattutto tutti pronti”.
Sull'Europa: “Onestamente non ne parliamo. Non ha senso parlarne ora e il mister si arrabbierebbe. Ragiona realmente gara per gara, come dice nelle interviste. E noi lo seguiamo. Vogliamo dimostrare di poter mettere in difficoltà tutti. Chi vuole batterci, deve vendere cara la pelle”.
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