Mattia Destro esulta con i compagni del Genoa (ph. Instagram Genoa Cfc)

Cinque passettini e cinque pareggi dopo, accontentandosi di tutto e di nulla, portando a casa partita dopo partita il minimo necessario per non entrare in crisi; il Bologna sprofonda nella buca di Marassi. 2-0 contro il Genoa, dopo una prestazione di squadra di incontestabile pochezza. Sconfitta netta, senza scuse. Il Bologna non ha solo giocato male, è parso triste. Ok, l'abbiamo pensato tutti: il fatto che il gol del 2-0 (ma cosa ha combinato Schouten?) l’abbia segnato Mattia Destro suona come una beffa, per il club che l'ha comprato - 10 milioni - pagato a peso d'oro per anni e aspettato per quattro anni e mezzo (non quattro partite e mezza: quattro anni e mezzo), nella speranza che diventasse il centravanti che tutti - tutti ma proprio tutti - ci si aspettava. Va così, nessuno si deve rimproverare nulla: la storia di Destro e il Bologna era una storia finita da tempo, per consunzione fisiologica; quindi niente rimpianti e nessuno che osi pensare: questo Destro sarebbe servito al Bologna di Mihajlovic. A proposito: il Genoa che fino a venti giorni fa era sull'orlo della disperazione, con Ballardini (altro ex che a Bologna sbagliò l'unica tappa della sua carriera) in panchina ha piazzato due vittorie e un pari in quattro partite, rimettendosi in corsa per la salvezza. Ciò significa che il Bologna deve stare attento, guardarsi alle spalle, fare due conti anche perché è uscito dal doppio confronto con due squadre che in classifica stavano sotto - Udinese e Genoa - con un solo punto. Due conti li ha fatti Mihajlovic. In effetti ci stavamo tutti chiedendo da tempo quando avrebbe pronunciato la classica frase «pensiamo ad arrivare il prima possibile». L'ha detta, la mitica frase da appiccicare ovunque, mezz'ora dopo la fine di Genoa-Bologna 2-0. E nel dirla ha confermato in tutto e per tutto la mediocrità della squadra che allena. Mihajlovic ha detto pure un'altra cosa: servirebbe uno che faccia gol. Ma va? 17 giornate dopo, ecco la rivelazione. Al Bologna serve un «realizzatore», come lo chiama Mihajlovic. Diciamo - noi - che servirebbe una sorta di «utilizzatore finale». Siamo convinti che il Bologna sia attrezzato per salvarsi, ma abbiamo il sospetto che - nella bolla di questa stagione così vaga e volubile - tutto e il contrario di tutto sia possibile. Una considerazione, infine, sul terreno di Genova: il calcio italiano se la tira da azienda, nel senso che si propone da anni come un'azienda-calcio in grado di soddisfare e gratificare sogni e bisogni dei tifosi-clienti. Giocare a Genova con un campo ridotto in quello stato equivale a mettere in scena uno spettacolo su un teatro fatiscente, con il palcoscenico mezzo rotto e storto e gli attori che inciampano. Ma da via i ciap, va.

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