Gallinari: "Bologna mi è rimasta nel cuore. La finale? 50 e 50. Belinelli mi ha stupito"
L'ex giocatore della Virtus e dell'Olimpia ha parlato nell'edizione odierna del "Resto del Carlino"
Vittorio Gallinari, ex dell'Olimpia Milano e della Virtus Bologna, è stato intervistato per l'edizione odierna del Resto del Carlino, per parlare del suo passato, ma ovviamente anche della finale. Di seguito, le sue dichiarazioni.
Il pronostico: "La mia gara. Bologna e Milano sono le piazze alle quali rimango più legato. Dico 50 e 50. Anche se la Virtus sembra più in fiducia. Aver vinto l’EuroCup è già qualcosa di speciale".
Sulla Coppa delle Coppe conquistata nel 1990 con la Virtus: "Una vittoria della quale vado orgoglioso. Se ci penso, dico che la soddisfazione è addirittura doppia. La Virtus non aveva mai vinto in campo internazionale, a me mancava solo la Coppa delle Coppe. Chiusi un cerchio".
Sul suo arrivo a Bologna e sulla sua esperienza virtussina: "C’era ancora il cartellino, Milano voleva ringiovanire e nell’87/88 mi spedì a Pavia. Arriva la chiamata di Dan Peterson che aveva lasciato la panchina. Mi dice che assumerà la qualifica di general manager della Virtus. E che il mio nome sarebbe stato il primo della sua lista di rinforzi. Se ci penso, sorrido ancora. Gioco a Pavia. Alle 6,20 del mattino squilla il telefono. Dall’altra parte della cornetta l’avvocato Porelli che mi dice ‘Caro Vittorio, l’aspetto alle 12 a Bologna, al ristorante La Grada'. L’avvocato aveva la fama di essere un duro nelle trattative e infatti mi chiede qual è la cifra per l’ingaggio. La dico e lui ribatte: ‘per uno che fa un punto di media a partita non posso spendere tanto’. Un approccio traumatico. Alla fine mi riconosce la cifra che avevo in testa. Sono state tre stagioni importanti. La Coppa delle Coppe, la Coppa Italia. E una città che mi è rimasta nel cuore, perché ci sono stato davvero bene".
Sulla sfida Rodriguez-Teodosic: "Il Chacho è un play perfetto che mette in ritmo la squadra. Milos lo vedo più come finalizzatore. Anche se con le sue mani distribuisce assist incredibili. Rodriguez però è più regista".
Su Belinelli e Datome: "Marco mi ha stupito. Il talento, è chiaro, è fuori discussione. Pensavo che avrebbe impiegato più tempo, dopo tanti anni di Nba, a calarsi nella realtà italiana. Datome? Beh, anche il suo valore è fuori discussione. Ha una dimensione europea".
Sul duello Hines-Jaiteh: "Il pivot di Milano è un mastino in difesa. Sono più vicino alla sua pallacanestro".
Ancora sui protagonisti della finale: "Chi mi assomiglia? Per ruolo, anche se con caratteristiche molto differenti, direi Melli ed Hervey. Hackett è al top, dal punto di vista anagrafico. Pajola ha una grinta eccezionale. Credo debba diventare più smaliziato Su Mannion ho la stessa idea elaborata per Belinelli, ma al contrario. Tanto Marco si è calato nella nuova realtà, quanto Nico ha fatto fatica, perché è un giocatore della Nazionale, ma è cresciuto negli States. La mentalità americana fa ancora parte del suo modo di intendere la pallacanestro".
Sulla sfida in pachina tra Messina o Scariolo: "Grande equilibrio. Dico Ettore (Messina ndr), ma solo perché ho un legame affettivo con Messina Le capacità di Scariolo però sono fuori discussione. Si è calato nella nuova realtà con una semplicità incredibile. Non era facile. Arrivava dopo Djordjevic, arrivava in una squadra che aveva appena vinto lo scudetto. Lui ha fatto sembrare questo passaggio assolutamente naturale".
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