Le quaranta medaglie dell'Italia alle Olimpiadi hanno sicuramente messo in luce come il lavoro svolto in questi anni dal CONI sia stato molto proficuo, anche grazie alle scuole dello Sport, che hanno aiutato le società, i tecnici e i dirigenti sportivi a crescere per promuovere lo sport verso il più alto numero possibile di ragazzi, ma pure per poter valorizzare i talenti che altrimenti andrebbero persi. Anche la nostra regione ha una scuola regionale dello sport, che dopo l'esperienza di due stagioni solamente online, sta ricominciando a lavorare anche in presenza.

Da pochi mesi nuovo direttore del “braccio armato” del CONI regionale è Vittorio Andrea Vaccaro, 33 anni, parmense, giocatore professionista di golf, che ha dedicato buona parte della sua vita al mondo sportivo.

Come sta lo sport in regione? <<È ad un ottimo punto. L’Emilia Romagna è storicamente una delle Regioni più sportive del Paese e d’Europa, qualche anno fa il tasso di sportività era sopra il 30%, ora i dati non sono molto distanti nonostante la pandemia e le difficoltà economiche che ne sono derivate. A questo va aggiunto che l’amministrazione regionale, a partire dal presidente Bonaccini al capo della segreteria politica Manghi, credono molto nello sport, investendo negli eventi sportivi che sono anche uno straordinario mezzo di promozione turistica. Entrando nel tema CONI, nonostante la mia età, sono il più anziano componente di Giunta e mi sento di dire che il Presidente Andrea Dondi, eletto lo scorso 13 marzo, abbia dato un forte impulso in termini di attività e presenza sul territorio. In pochi mesi sono raddoppiati i nostri centri estivi - che abbiamo affidato al coordinamento di Teresa Lopilato - e, come scuola regionale, abbiamo avviato collaborazioni internazionali e locali. Stiamo anche facendo un grande lavoro di riorganizzazione interna alla luce dell’incertezza di personale e competenze>>. Obiettivi? <<Si può sicuramente migliorare, a partire dall’impiantistica però anche i comuni stanno investendo molto nello sport. Penso al progetto di Cesena Sport City dove siamo partner, ma anche realtà più piccole come Montechiarugolo nel parmense. Come CONI Emilia Romagna lanceremo a breve un grande progetto sull’impiantistica; non abbiamo risorse ma molte idee e proposte da mettere in campo>>.

Delle 40 medaglie olimpiche ne sono arrivate poche dalla nostra regione? <<Quelle medaglie sono italiane! Tutto il movimento sportivo, a partire da Giovanni Malagò che, oltre ad essere presidente CONI è anche il primo tifoso italiano, può intestarsi questo grande successo. Calcolarle su base regionale rischia di essere fuorviante nel senso che di un atleta si può considerare il luogo di nascita, quello di residenza, quello della società per la quale è tesserato o il luogo abituale di allenamento, si rischia davvero di fare degli scivoloni. Capisco che a molti piaccia “mettere il cappello”, ma pensi che da qualche anno non lo uso più nemmeno quando gioco a golf>>!

Parlando di golf si sono appena conclusi gli Open d’Italia in previsione Ryder Cup, a che punto siamo? <<Un importante politico italiano suggeriva “se non puoi parlare bene di una persona, non parlarne affatto” quindi glisserò sull’Open che si è giocato su un campo bellissimo, il Marco Simone Golf Club, ed ha visto alcuni italiani come Francesco Laporta ottenere ottimi risultati. Per il futuro, nei prossimi mesi ci troveremo davanti ad un bivio: possiamo fare la storia o un flop clamoroso. Franco Chimenti , presidente Federgolf, ci ha regalato un sogno ed una grande opportunità che si chiama Ryder Cup. Ora non dobbiamo chiederci cosa il golf può fare per noi ma cosa possiamo fare noi per il movimento golfistico>>.

Come se lo immagina questo futuro? <<Penso che sarà sicuramente più manageriale per quanto riguarda la gestione dei club, che di fatto sono delle piccole aziende. Questo potrebbe giocare a nostro favore perché l’Italia ha un’esperienza formidabile nelle PMI e si potrebbe valorizzare un enorme patrimonio immobiliare. I sintomi del cambiamento ci sono tutti ed alcune realtà sono già su questa strada. Poi credo che se saremo capaci di rendere l’offerta turistica accattivante e competitiva - utilizzando il modello sportivo dell’Emilia Romagna - potremmo stupirci dei risultati. Naturalmente non possiamo dimenticare la promozione: anche grazie al contributo di alcuni miei colleghi professionisti e di validissimi presidenti e direttori di circolo, ci sono delle best practice da replicare a portata di mano e poi è una disciplina outdoor che è immersa nel verde … dovremmo essere lo sport del momento>>!

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