Editoriale - Due sorrisi e tanta fatica
Vittorie per Virtus e Fortitudo che soffrono ma si prendono due punti preziosi
La serata di domenica è stata parecchio produttiva per Virtus e Fortitudo, seppur al termine di partite complicate. Ma le vittorie che sono arrivate sono indubbiamente preziose per la classifica e gli obiettivi di entrambe.
Dopo il ko con il Cedevita in Eurocup, la Segafredo era attesa ad una prestazione diversa soprattutto dal punto di vista dell'approccio che contro gli sloveni è stato decisamente molliccio. E invece anche l'avvio di partita contro la Reyer ha mostrato una squadra inefficace in attacco e in bambola in difesa, in balia di un'avversaria lucida e cinica. Quello che ha cambiato l'andamento del match è stato da un lato il crollo fisico di Venezia - reduce da due partite di coppa in tre giorni - e dall'altro la carica emotiva che ha dato alla sua squadra Pajola con due triple nel finale di terzo quarto. Da lì la sfida è girata totalmente verso i bianconeri, con Scariolo che ha panchinato Teodosic e si è affidato ad un quintetto molto più votato alla difesa. De Raffaele l'ha definito "operaio" e il termine ci può stare nel momento in cui si pensa a come la sua duttilità ha permesso una coesione migliore sul campo. La vittoria ottenuta ci dice due cose: la Virtus non è e non deve essere Teodosic dipendente, pur avendo nel 44 il logico punto di riferimento per arrivare a vincere trofei; deve essere ben chiaro in mente, se mai ci fossero dubbi, che qualunque risultato questa squadra voglia ottenere passa dall'applicazione difensiva. L'ne di Mannion è l'altra cosa che fa rumore: Scariolo non l'ha visto nelle condizioni migliori per poter scendere in campo e dare una mano, memore forse delle difficoltà avute al Taliercio 10 giorni fa. Si può essere d'accordo o meno, di certo è una scelta forte presa dal coach che è lì apposta per prendersi questo tipo di responsabilità. Mercoledì a Patrasso Nico avrà la chance di riprendere campo?
Non ci sono squadre più o meno facili, non c'è discorso trasferta che tenga, la Fortitudo deve solo vincere. Il mantra è ben chiaro nella testa dei ragazzi di Martino che a Trieste giocano con grinta e fludità ritrovando protagonisti Feldeine e Aradori e prendendosi due punti che, alla luce del ko di Napoli, assumono il colore verde speranza. Ora la salvezza è distante una vittoria, quella che separa la Kigili dai partenopei che dovranno venire al PalaDozza alla penultima giornata. Prima ci saranno 6 partite e sarà fondamentale per la F arrivare a quella sfida come minimo a pari punti per potersi giocare tutto in 40 minuti davanti al pubblico amico. La squadra vista all'Allianz Dome fa ben sperare sul fatto che abbia intrapreso il giusto percorso sia mentale che tecnico, sia con l'idea che bisogna sbucciarsi le ginocchia - anche letteralmente se necessario - sia con la necessità di mettere in ritmo partita tutti senza così dipendere dalle lune del singolo. La squadra dà davvero l'impressione di crederci e deve tenere alta l'adrenalina che deriva dal guardare la salvezza non più come un'utopia.