Mudingayi: "Rossoblù forti ma discontinui. Il mio Bologna da più di 50 punti non sarà dimenticato"
L'intervista esclusiva a Gaby Mudingayi, ex centrocampista di Bologna e Lazio che si sfidano sabato all'Olimpico
Sabato che Lazio troverà il Bologna?
“Nel campionato di serie A ogni partita è complicata, quindi indifferentemente da chi s’incontra, si avrà sempre a che fare con una partita molto combattuta. Nel caso del Bologna sarà così contro la Lazio, ad oggi una squadra molto preparata e con la voglia di fare risultato”.
Immobile potrà essere in Nazionale l’uomo chiave negli spareggi?
“Sappiamo tutti il suo valore e lo conosciamo, è un vero bomber. L’Italia ha bisogno di lui e dei suoi gol. È un giocatore top, per la Nazionale sarà importante averlo in squadra e soprattutto in forma per conquistare la qualificazione ai Mondiali”.
Come si può battere la Lazio?
“Il Bologna alterna partite belle ad altre brutte. Per battere la Lazio serve innanzitutto tanta concentrazione. Bisognerà dare il massimo perché i biancocelesti sono molto forti, anche se adesso secondo me non hanno fatto ancora vedere tutto il loro vero potenziale da quando c’è Sarri”.
Nel 2008, com’era il primo Mihajlovic allenatore? Che rapporto avevi con lui?
“Con Sinisa ho avuto un rapporto eccezionale, perché ha aiutato tantissimo me ma anche alla squadra, dandoci grinta e tanta motivazione. Quando arrivò a Bologna eravamo messi molto male in classifica e lui ci ha dato tanto. È un uomo vero. Purtroppo, fu mandato via perché pareggiavamo molte partite e non portavamo a casa la vittoria. Tuttavia, ci ha trasmesso il carattere e la giusta fiducia, utili per salvarci a fine stagione. Posso dire che anche lui ha contribuito a quella salvezza”.
Pensi che Sinisa sia cambiato come allenatore?
“Più si fa qualcosa e più si migliora. Dopo tanti anni, che allena, oggi è sicuramente un allenatore più preparato. Invece sull’aspetto umano penso sia rimasto sempre lo stesso”.
Il tuo rapporto attuale con Bologna e i tifosi.
“Io credo di aver lasciato un buon ricordo a Bologna. La gente è molto calorosa nei miei confronti. Il mio rapporto è ottimo sia con la società che con i tifosi”.
Quattro anni a Bologna. Quali sono i ricordi positivi?
“Quattro anni importanti in cui sono stato davvero bene. Appena arrivato la situazione non era facile, l’ambiente era particolare perché la squadra non stava andando bene. Dopo però tutto ha iniziato a girare per il meglio, ed ecco che ho passato un gran bel periodo”.
Con Diego Perez eravate una coppia formidabile, seppur con caratteristiche simili. Cosa vi fece andare così bene?
“Effettivamente molti dicevano che eravamo simili e non potevamo giocare insieme, però in rosa avevamo anche tanti giocatori offensivi, come Diamanti, Ramirez e lo stesso Di Vaio. Pioli è stato bravo, perché immaginò una squadra con due centrocampisti difensivi e molto fisici, schierati davanti la difesa a rubare palloni e a fare il lavoro sporco. Più avanti, forze offensive in grado di servire il terminale d’attacco. Abbiamo fatto veramente bene, più di 50 punti e credo sia rimasta nella mente dei tifosi quella squadra”.
Le differenze fra il Bologna che hai vissuto e quello attuale.
“Io posso parlare del mio Bologna, perché ci sono stato dentro e posso dire che c’era uno spirito davvero forte. Non mancava mai la voglia di fare bene fino alla fine, salvarsi e rimanere sempre uniti nelle difficoltà. Giocare in una squadra importante come il Bologna fa bene all’animo e ci dava le giuste motivazioni per non deludere le aspettative. Ora non saprei, la squadra è più giovane e ha un allenatore che sta dando il massimo. Ogni tanto ci sono un po’ troppi alti e bassi, ma penso che a livello di giocatori e di spogliatoio sia tutto sereno e che non manchi la voglia di vincere”.