Pamela dalle corsie dell'ospedale Maggiore al ring della Bolognina boxe
La pugile originaria del Camerun ma bolognese di adozione, torna sul ring dopo quasi un anno
Dalle corsie dell'ospedale Maggiore al ring della Bolognina Boxe. E' tutta così la vita di Pamela Malvina Noutcho Sawa, 28 anni, nata in Camerun ma arrivata in Italia da piccola con i genitori che vivono a Perugia. <<A 18 anni Perugia mi stava stretta – racconta in uno dei suoi pochi momenti di svago – così ho scelto una città a misura d'uomo ma abbastanza grande come Bologna. Ho frequentato l'università come infermiera professionale e mi sono laureata nel 2014. Poi, visto che in quel momento non c'era molto lavoro, ho pure fatto la magistrale. Dal 2017 al 2019 ho lavorato al pronto soccorso di Sassuolo e dallo scorso anno ho vinto il concorso al pronto soccorso del Maggiore a Bologna>>. E' una ragazza di un metro e settanta per 64 Kg, <<ma dobbiamo farla combattere con i 69 Kg – afferma Alessandro Danè, il suo allenatore – perchè difficilmente trova avversarie in quella categoria. Hanno tutte timore di affrontarla>>. E così dopo quasi un anno, domani tornerà sul ring per un incontro. Lo farà con la piacentina Jessica Altadonna, la stessa che ha battuto ai punti nell'ultimo match disputato lo scorso 22 dicembre 2019. Questo match sarà solo l'antipasto per quello del 5 dicembre presso la palestra della Bolognina Boxe per la seconda giornata del torneo debuttanti Elite2 -youth, nel quale combatterà fuori torneo. Alla stessa manifestazione, che è da considerare come torneo collegato a quello organizzato due settimane fa in occasione dell'inaugurazione della palestra, parteciperà anche la piacentina Roberta Bonatti, nazionale italiana e candidata ad un posto per Tokyo 2020.
Il palmares di Pamela parla di otto vittorie, due pari, cinque sconfitte << Ha perso solo in match di rilevanza nazionale – continua Danè, che descrive la sua atleta come: <<una rimessista, lavora di scherma, non attacca, ma la stiamo impostando a fare anche il lavoro di tecnica perchè diventi picchiatrice. Sta alla media distanza ma deve imparare a scaricare pugni molto pesanti, che sono nel suo DNA. I suoi obiettivi del 2021? Sicuramente il Guanto d'oro, i campionati italiani assoluti e la Women league, torneo nazionale femminile a squadre>>.
<<Mi trovo molto bene al Maggiore – continua Pamela, parlando del suo lavoro – è una equipe giovane e per questo dobbiamo ancora di più rimboccarci le maniche. Da febbraio è cambiato molto nel nostro lavoro, specie nel modo in cui ci avviciniamo al malato. Prima il contatto era fondamentale per le infermiere. Ora bisogna stare molto attenti sia nel guardare che nel toccare. Del resto siamo il primo posto dove arriva il paziente, non sappiamo se siano puliti o positivi>>. E la boxe come entra nella tua vita? <<L'ho conosciuta per caso cinque anni fa facendo tirocinio al centro Beltrami, struttura per senza fissa dimora. Avevano un percorso salute con una palestra interna dove facevano pugilato. Mi hanno invitato a provare e mi è subito piaciuto. La Bolognina l'ho incontrata facendo allenamento a volte con Alessandro Danè. Ora è diventata indispensabile nella mia vita. Mi alleno tutti i giorni, a seconda dei turni di lavoro al mattino o al pomeriggio>>. Ti ha cambiata? <<Moltissimo. La boxe è impegno continuo. Nel pronto soccorso quando esci devi staccare. La boxe, invece, ti impegna anche a casa, nell'alimentazione, nell'attenzione agli orari di sonno e veglia. Ci devi essere sempre e con tutta te stessa. Mi aiuta ad impegnarmi e ad aumentare la mia concentrazione. Così mi è stata molto utile anche nel lavoro. Ho imparato anche lì ad essere sempre più precisa e diligente>>. Il sogno di un pugile è il professionismo? <<Rispetto ad ora servirà più tempo per preparare l'incontro. Da dilettante basta anche qualche giorno. Ci sarà una preparazione più intensa e faticosa ma potendo scadenzare gli impegni sarà più semplice conciliare i turni di lavoro. Intanto, però, penso al 2021. Mi devo togliere qualche soddisfazione. In particolare prima dei 30 anni ho due occasioni per arrivare almeno alla semifinale del Guanto d'oro>>. In palestra alla Bolognina siete molte ragazze. La boxe non è sempre stato considerato uno sport maschile? <<Credo che sia uno sport anche femminile perchè tira fuori il nostro lato nascosto. La boxe ti chiede di essere te stessa. Ad esempio non sapevo di essere persona che non riusciva ad impegnarsi. L'ho imparato a mie spese. Ti fa conoscere molto meglio tutti i lati del proprio carattere, quelli positivi e negativi. Per quanto riguarda la palestra è bello confrontarsi con tante ragazze. Inoltre non dobbiamo superare selezioni per partecipare ai tornei, ma appena siamo pronte possiamo salire sul ring>>. Hai mai pensato di smettere dopo un pugno? <<Anzi, più ne prendi, più vuoi imparare ad evitarli. Vorrei diventare abbastanza brava per insegnare. E' questo che penso di fare quando appenderò i guantoni>>.