Bresciani: "La presidenza deve essere presente, a Bologna non è così. Il gol al Chievo? Un ricordo memorabile"
L'intervista esclusiva a Giorgio Bresciani, ex giocatore di Bologna e Atalanta, che si sfideranno domenica al Dall'Ara
La sua opinione riguardo il periodo di forma che stanno attraversando il Bologna e l’Atalanta.
“Non dei migliori per entrambe, anche se poi l’Atalanta è una squadra che da tempo sta ai vertici della classifica. Ho visto che ha fatto qualche pareggio e perso qualche punto, così come il Bologna che è sceso in classifica. Sicuramente sono due squadre non in ottima forma”.
Che tipo di partita si aspetta domenica?
“Secondo me sarà una partita aperta. L’Atalanta mi sembra lontana dalla Champions League, però un allenatore come Gasperini porta sempre la squadra all’attacco. Invece, il Bologna dovrà dimostrare che può battere una grande, anche perché mi pare non accada da diverso tempo”.
L’Europa League di mezzo per la Dea può essere un’arma a doppio taglio?
“Ho avuto anche io la fortuna di fare per due anni la Coppa Uefa, quando un anno con il Torino arrivammo in finale contro l’Ajax, terzi in campionato e ai Quarti di Finale di Coppa Italia. Penso che per un calciatore giocare nel mezzo della settimana a questi livelli sia solo stimolante e non uno spreco di energie. La forza persa e la stanchezza accumulata a 23-24 anni sono più una giustificazione da usare quando le cose vanno male”.
Quanto sono cambiate le due società rispetto a quando ci militava?
“L’Atalanta ha avuto da sempre presidenti estremamente seri e importanti, sin dai tempi di Bortolotti e grazie alla propria Primavera ha fatto grandi cose, arrivando fino ai quarti di finale di Champions League. Spero che con l’arrivo della linfa americana non si perderà questa tradizione, ovvero, la capacità di saper reclutare dal proprio settore giovanile, specialmente dopo questi anni meravigliosi. Quando c’ero io, il Bologna era gestito da un grandissimo uomo, il Dottor Gazzoni e aveva gente del calibro di Oriali, Ulivieri, era circondato da grandi personaggi. Oggi il Bologna mi pare destinato a rimanere dal tredicesimo al quindicesimo posto. La società economicamente è forte, ma speriamo di rivedere il Bologna nella parte sinistra della classifica, perché non vorrei che ci dimenticassimo che questa squadra ha vinto sette scudetti”.
Tra il tredicesimo e il quindicesimo posto è veramente la giusta realtà di classifica per il Bologna?
“Ho letto delle dichiarazioni di Saputo che mi sembrava molto arrabbiato. Afferma che ogni anno investe tanto ma poi si ritrova sempre al solito posto. Dice tutto in questa frase. La differenza che oggi c’è tra il Bologna e Empoli o Sassuolo, ad esempio, è che loro possono vantare di avere in rosa giocatori sul mercato possono portare cifre molto alte. Posso anche arrivare quattordicesimo, ma posso anche essermi costruito un bagaglio di giocatori mi farà crescere dopo la rivendita. Oggi non mi pare che il Bologna abbia tutte queste richieste per i propri giocatori, poi i due ragazzini biondi possono anche essere bravi, ma è chiaro che devono migliorare se vogliono fare il salto di qualità e non mi pare che fin qui l’abbiano fatto”.
Sarebbe corretto dire che Gasperini abbia trovato la chiave del successo rispetto a Mihajlovic, sia a livello di crescita del club, che di ambizioni?
“Gasperini ha una società da sempre molto organizzata. L’Atalanta ha un serbatoio giovanile spaventoso, caratterizzato da calciatori che giocano in serie B e in C, sono già fortissimi e li può riprendere. Lui ha portato una filosofia che la società ha sposato in pieno. Oggi le società di calcio stanno perdendo molto in termini di presenza, dato che le gestioni sono quasi tutte straniere. L’Atalanta ha sempre avuto una presidenza presente e in casa, mentre Saputo sta lontano troppi chilometri e quando viene a Bologna non potrà mai rendersi conto dello stato attuale delle cose”.
Dalla stagione 15/16 alla 16/17 è iniziata l’ascesa dell’Atalanta, mentre il Bologna da 7 anni pare sempre lo stesso. Qual è il problema?
“Il problema sta negli stimoli e in una proprietà che se fosse presente magari cambierebbe le cose, con tutto il rispetto. Anche vedere soltanto un allenamento e dopo entrare dentro lo spogliatoio per parlare con la squadra farebbe la differenza per il presidente. Invece, le ore di distanza con il Canada influiscono. Una società e il proprietario devono avere il territorio sottomano e questa è una delle principali difficoltà per il Bologna, a prescindere dai dirigenti che possono essere bravi o meno bravi. Pure da questo punto di vista ritengo che Claudio Fenucci sia un ottimo amministratore di azienda, ma poi mi pare che il Bologna sotto altri aspetti difetti un pochino”.
2 giugno 1996, Bologna-Chievo: è mai riuscito a realizzare la soddisfazione che ha regalato a un popolo intero? Quante volte le capita di pensare a quel gol che valse la serie A?
“Un ricordo memorabile. Non capita quotidianamente, ma questo ricordo tra amici e chi mi conosce, spesso esce fuori. Quel gol mi porta all’interno di una storia e l’emozione è sempre viva. Avevo mia moglie e la mia figlia presenti allo stadio. Il Dottor Gazzoni dichiarò che la gioia di quella rete era paragonabile alla nascita di un figlio. Ricordi che mi porto dentro anche con tanta gelosia. Quello fu un momento unico”.