Editoriale - Dubbi per la Virtus, risposte per la Fortitudo
Settimana diversa per le due bolognesi prima della sosta per le Nazionali
Può una sconfitta nel quarto di finale di Coppa Italia mandare al macero l'intera stagione della Virtus? Certo che no, ci mancherebbe altro. Davanti ci sono almeno altri due mesi pieni di partite e obiettivi da raggiungere, a cominciare dall'Eurocup che resta lo scopo principale di questa annata. Però, d'altro canto, non si può sottovalutare né la sconfitta in sé né soprattutto il modo in cui è arrivata.
A differenza del ko di Pesaro un anno fa, al Forum la Segafredo è sempre stata sotto nel punteggio contro la solita solidissima Reyer Venezia. Una rincorsa continua che ha vissuto di (pochi) momenti di esaltazione e (molti) momenti di sbandamento. L'assenza di Vidmar e Fotu ha costretto De Raffaele a giocare con quintetti particolari con Stone da 4 o Mazzola da 5: una difficoltà trasformata brillantemente in vantaggio nel costringere ad inseguire una Virtus che al contrario non ha saputo trasformare la potenziale maggiore forza fisica sotto i tabelloni. Qui ci sono responsabilità di Djordjevic nel non aver saputo leggere al meglio l'evoluzione della gara e prendere delle contromisure.
Soprattutto un aspetto è emerso in maniera evidente: l'incapacità della Virtus di proteggere difensivamente Teodosic. La Reyer ha attaccato il serbo con chiunque fosse marcato dal 44, trovando terreno fertile quasi costantemente. Una situazione che mi ha ricordato i Golden State Warriors del ciclo d'oro, con le avversarie che puntualmente attaccavano con l'uomo marcato da Steph Curry. Lì però la struttura difensiva, forte anche di grandi individualità come Draymond Green e Andre Iguodala, riusciva a proteggere Curry e a pagare meno dazio. Nella Segafredo difensori di quel livello - parametrato sugli standard europei, naturalmente - non ce ne sono e allora servirebbero movimenti diversi con più aggressività. Cosa che peraltro abbiamo visto anche in questa stagione, ma quando non sono messi sul parquet la differenza si nota tutta specie contro squadre di qualità come l'Umana. Bisognerà lavorare su questo, confidando in una condizione fisica generale migliore da marzo in poi e nei recuperi di Belinelli e Pajola.
In casa Fortitudo la vittoria nel recupero di Varese è pesantissima per almeno tre motivi. Il primo è che in un colpo solo vale due punti, il + 4 sulla stessa Varese e la differenza canestri ribaltata: un trittico di cose positive per la classifica attuale e futura. Il secondo motivo è che il successo è arrivato grazie soprattutto alla prova difensiva, lasciando ai biancorossi appena 20 punti nei due quarti centrali. Il terzo, forse il più interessante, è che la Lavoropiù ha sfoderato questo tipo di prestazione nella propria metà campo facendo giocare insieme le sue punte offensive Banks, Aradori e Saunders. Segno che il lavoro in palestra, finalizzato a trovare quell'equilibrio necessario a raggiungere la salvezza il prima possibile, sta dando i suoi frutti.