De Silvestri: "Il Bologna di oggi nasce dal fattore umano"
Le parole di Lorenzo De Silvestri ai microfoni della Gazzetta dello Sport
Momento d'oro per Lorenzo De Silvestri, che con l'infortunio di Posch ha trovato nuovamente spazio sfruttando al massimo l'occasione. L'ex Torino è il vero capitano e cuore di questo Bologna, date le sue doti da leader e di aggregazione sia in campo che nello spogliatoio. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport.
Il gol segnato
“Subito prima ho pensato alla marcatura preventiva, per non far ripartire il loro attaccante sul rinvio di Turati. Poi ho visto che la palla mi cadeva precisa sulla testa. Ci provo. Gol. Lo stadio che impazzisce; mia moglie e i miei amici, anche di Roma, in tribuna, li ho guardati tutti. Bonifazi che mi fa: “Dopo vattelo a rivedere, non sai cosa hai fatto”. Perché subito sono andato a festeggiare con la panchina. Fra di noi”.
I sentimenti nello spogliatoio
“Quando arriva uno straniero o un giocatore nuovo, beh, lo prendo e gli faccio conoscere Bologna: il centro, i vicoli, la piazza, la gente, il ristorante giusto, il bar, le particolarità, la storia. Lo faccio sempre e l'ho fatto con tutti anche quest'anno: ci diamo appuntamento in centro e camminiamo, conversiamo, ci raccontiamo facendo vedere la città. E' un modo di rendere i nuovi compagni membri di una famiglia, dargli qualcosa anche di mio”.
Il significato di famiglia
“Tante nazionalità diverse eppure la stessa filosofia. Voglia di esserci, di migliorare, condivisione anche degli stati d'animo, volontà di farcela e di essere disponibili nel fare. Magari succede anche altrove, ma l'unione che c'è qui io l'ho vista poche volte in carriera. C'è gente aggregante”.
Dentro lo spogliatoio
“Per il compleanno di Lykogiannis, ragazzo super, abbiamo “sparato” in spogliatoio a sorpresa una canzone greca. Le cene di gruppo, molte e sempre per un motivo valido. Le lotte sulla musica: io metto “house”, a volte anche anni 80, 70, il Boss, finché i più giovani non storcono il naso; Zirkzee e Alexis preferiscono rap, hip-hop. Sul muro è ancora appeso lo scontrino “pesante” della cena che Orsolini ci ha offerto quando ha rinnovato: la mettemmo lì un giorno e nella gara successiva fece tripletta. Chi lo tocca guai a lui. Poi gli scherzi, le risate, Orsolini mattatore. I nuovi? Saelemaekers è molto autoironico, il più timido resta sempre Soumaoro: ma io riesco a farlo ridere, a volte. Zirkzee è pop, multitasking nei ruoli anche fuori, canta e balla bene”.
La nascita del Bologna di oggi
“Nasce dal fattore umano. Io mi batto sempre su questo tasto: le relazioni e il parlarsi sono fondamentali. E dalla filosofia Bologna, e qui parlo di lavoro che va dal trovarsi un po' in palestra prima dell'allenamento. Nessuno si sottrae. Va ricordato che l'aggregazione forte nasce anche ai tempi di Sinisa: chi ha vissuto quel periodo così duro si è fatto più adulto; e aiuta chi non c'era con qualcosa in più addosso”.
Il gioco del Bologna
“Conta da dove parti ma conta di più, in base al movimento del tuo compagno, quale spazio devi andare ad occupare. Mantenendo gioco e struttura e indipendentemente dai ruoli di nascita”.
Nuovi insegnamenti da Motta
“Mi è capitato di fare il terzo interno di centrocampo, il terzo centrale: una volta se eri terzino facevi il terzino. La forza, di giochi che non svelo, è l'attitudine di tutti, la predisposizione a interpretare cose diverse. Motta guarda sempre avanti: nel gioco, nel vincere, nel proporre. Se gli dai, dà. E ha capito che questo gruppo gli dà fiducia: da tempo. Un predestinato sì”.
La presenza di Saputo
“Una grande persona, educata, pacata, dietro le quinte ma presente tutti i giorni. Fa colazione con noi. E' innovativo: ha internazionalizzato il club”.
Fascia di capitano meritocratica
“Mi piace, perché se capita a più giovani li fa maturare prima”.
Cosa fare in caso di Europa
“Mettiamo che ora ci penseremo. Pieri per terra ora…”.
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