Cinque anni spezzati a Bologna e sette a Firenze. Partiamo da casa: cosa ha significato per lei vestire la maglia rossoblù?
“Sono nato nel quartiere dello stadio di Bologna. Mio papà era un giocatore di rugby, anche se a me piaceva il calcio fin da bambino. Sono entrato nel settore giovanile e dai Pulcini ho fatto tutta la trafila che mi ha portato ad arrivare in prima squadra. Essendo nato a Bologna, fin da piccolo il mio sogno era quello di indossare la maglia della squadra della mia città, perché l'ho sempre tifata e andavo allo stadio per sostenerla con gli amici. È stato un percorso che mi dato tante soddisfazioni e ho avuto la fortuna di avere grandi allenatori".

Ad esempio?
“Cito Sergio Buso, nel ricordo anche suo, che per me è stato un maestro di calcio e di vita. Mi ha insegnato come si sta dentro un gruppo, qual è la mentalità che deve far parte di un calciatore. Quello che mi ha insegnato me lo sono portato avanti nel resto della carriera. E poi Carlo Mazzone. Ricordo e abbraccio anche lui, perché è stata un’altra figura importante per la mia crescita. Per me fu come un padre, tant’è che se lo avessi davanti lo abbraccerei".

Quali sono i ricordi indelebili dell’esperienza bolognese?
“L’esordio in serie A all’Olimpico contro la Lazio campione d’Italia in carica. A pensarci ho ancora i brividi. Era una squadra pazzesca e lo stadio era pieno. Guidolin me lo disse la mattina stessa che avrei esordito, in modo da non farmi agitare la sera prima. Di altre soddisfazioni a Bologna ne ho avute tante, come ad esempio affrontare squadre fortissime con grandi campioni. Penso alla Roma e alla Juventus di Capello o alla Fiorentina di Batistuta. Non dimenticherò la vittoria contro il Milan di Shevchenko, Maldini e Kaká. Furono anni incredibili perché ci togliemmo tante soddisfazioni, come ad esempio la qualificazione all’Intertoto e il merito va a Gazzoni, al quale sarò sempre grato, in quanto costruì un qualcosa di magico”.

Arriviamo al passaggio in maglia viola.
"L’ultimo anno a Bologna sono definitivamente esploso e fui prelevato dalla Fiorentina di Corvino, che aveva concluso nel 2005 un campionato molto difficile, salvandosi all’ultima giornata contro il Brescia. Era una società che stava cercando di aprire un ciclo. Per me fu una prima esperienza fuori dalla mia città e dentro di me c’erano più pressioni. Ho avuto la fortuna di arrivare a Firenze nello stesso anno di campioni come Montolivo o Toni e quello fu l’inizio di un ciclo straordinario di cinque anni con Prandelli. Il tifoso viola è viscerale, ha un legame forte con la maglia, è esigente e per questo penso di essere stato apprezzato per la mia dedizione e l’impegno. Ero un difensore di contrasto e fisico, che rispecchia nell’immaginario collettivo il giocatore che vuole il tifoso della Fiorentina. Furono sette anni meravigliosi”.
 
Che effetto le fa vedere questo Bologna completamente diverso rispetto a quello dove giocava? 
“Era un augurio quello di trovare una presidenza in grado di proseguire quanto di buono aveva fatto Gazzoni, malgrado la retrocessione dell’ultimo anno. Lui ha dato tanto per la città, amava Bologna e il Bologna e grazie a lui sono passati molti giocatori di livello come Nervo, Cruz, Falcone, Signori, Andersson, Pagliuca…Erano investimenti importanti per una piazza come la nostra e il presidente fece di tutto per averli e di questo gli va riconosciuto il merito. Cercava di guidare la società in un campionato con corazzate invincibili che spendevano miliardi. Attualmente il progetto Bologna è interessante, perché se vuoi ambire e puntare a piazzamenti importanti devi partire dai giovani. Sarebbe necessario avere un’ottima rete scouting e, come passo successivo, consolidare i più forti per qualche anno”. 

Come ha fatto la Fiorentina ad avere una crescita più veloce rispetto al Bologna? 
“Il Bologna ha un progetto molto interessante e ambizioso, perché punta sui giovani. Mihajlovic guida questo progetto da diverso tempo, ha dimostrato di avere la voglia di aggiungere qualcosa di anno in anno. Non parlo di posizioni in classifica perché poi le annate dipendono da tanti altri fattori, però ha sempre voluto apportare delle modifiche nel gioco. La squadra si è evoluta molto, i giovani sono cresciuti e ha tirato fuori il loro potenziale. Invece Commisso ha fatto presente fin da subito di voler andare in Europa in un futuro immediato. Questo lo ha portato a fare investimenti di un certo spessore. Dopotutto, il tifoso viola ti aspetta fino a un certo punto e rispetto all’anno scorso, fin adesso questo è stato un anno importante per la Fiorentina. Italiano ha tutte le carte in regola per avere un futuro roseo e qui a Firenze si sta mettendo in mostra. Il monte ingaggi sicuramente è la differenza più grande che c’è fra i due club”.

Se Mihajlovic e il Bologna dovessero separarsi a fine stagione, Gattuso sarebbe il giusto profilo per sostituirlo? 
“Gattuso ha dimostrato di saper tirare fuori risultati importanti in grandi piazze come Milano e Napoli. È cresciuto a livello professionale, diventando un tecnico molto preparato e in grado si saper reggere la pressione nei momenti più delicati. Sarebbe un connubio perfetto fra la società e l’allenatore. Rino, conoscendolo, non si spaventa di nulla e personalmente non lo vivrei come un passo indietro, anzi, sarebbe la piazza giusta per rilanciarsi. Sappiamo benissimo quanto Mihajlovic abbia dato a Bologna. Il sostituto deve essere un profilo in grado di poter raccogliere un’eredità importante e dare tanto quanto chi lo ha preceduto. Dovesse andar via Sinisa, Gattuso sarebbe un’ottima mossa”.

Che tipo di partita si aspetta domenica e come giudica il loro periodo di forma?
“Positivo per entrambe, anche se per i risultati la Fiorentina ha raccolto meno. Italiano sta massimizzando e valorizzando quello che ha a disposizione e lo stesso discorso vale per Mihajlovic. Ha saputo gestire nel miglior modo la rosa, anche nelle difficoltà. Lui tira fuori il meglio dai giocatori. Orsolini, ad esempio, sembrava in difficoltà e poi si è ripreso. Penso che sarà una bellissima partita, con Sinisa in grado di cambiare tanto in funzione del singolo match, mentre Italiano presserà sin da subito e giocherà con una squadra molto alta”.

In questo momento, il Gamberini giocatore farebbe più comodo al Bologna o alla Fiorentina? Che valore aggiunto potrebbe portare?
“Probabilmente per caratteristiche mi sarei potuto adattare al calcio di prima, solo che questo sport si trasforma nel tempo e rispetto a quello a cui ero abituato, ha fatto dei cambiamenti. Oggi si fanno più richieste ai difensori e devono saper fare più cose. Sono più completi. Con le caratteristiche e al top della mia forma, penso che potrei cavarmela in entrambe le piazze. Sarebbe bellissimo rimettere quelle maglie, magari fare un tempo con una squadra e uno con l’altra”. 

Match Analysis: l'Inter di Simone Inzaghi
Bologna, così va bene: 1 a 0 alla Juventus e zona playout lontana

💬 Commenti