Villa: "Il Bologna se arriva quarto merita il mio soprannome!"
Le parole dell'ex difensore rossoblù sul momento di questo Bologna e sul sogno Europa
L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport ha raccolto un'intervista dell'ex giocatore del Bologna: Renato Villa. L'ex difensore centrale rossoblù, oggi opinionista ed allenatore, nato nel 1958, ha disputato 93 gare in A, 102 in B, 26 in Coppa Italia, 5 in Uefa e 4 in Mitropa Cup. Arrivato a Bologna nel 1986, Villa vestirà la casacca rossoblù fino al 1992. Il suo soprannome, "Mítico", e intuizione di Lucio Dalla.
Il suo Bologna rispetto a quello attuale
Noi eravamo un gruppo di amici. E sto notando che anche in questa squadra c'è una unione. che mi pare speciale. Lo so e lo vedo. Esempio: chi entra non ha mai Il muso e dà tutto, chi è in panchina esulta come fosse in campo, i giocatori si aiutano, In questo Motta ha saputo creare un corpo unico come lo eravamo noi con Maifredi. Giocavamo un gran bel calcio ed eravamo uniti, forti nel voler dimostrare. C'era spirito, coesione, amicizia. E lo spirito giusto ti porta 4-5 punti in più. Noi giocavamo a zona, Gigi Malfredi era uno dei primi: andavamo in pressing sulle punte avversarie. Il Bologna ha concetti diversi ma è molto bello. Tenga conto che i campionati in cui giocavamo noi avevano i Maradona, Gullit, Van Basten, anche il povero Brehme, giocatori unici, campioni. Per questo tutto ciò che facemmo quell'anno, nel '90, fu straordinario. Avevamo una caratteristica che vedo spesso nel Bologna di oggi: ce la giocavamo con tutti. Veramente tutti. Convinzione e testa alta. Sapevamo cosa fare noi, sanno cosa fare oggi.
Qual è il Bologna più divertente?
Sto ancora col nostro. E del perché ne abbiamo parlato prima: noi facemmo quell'annata arrivando in Europa lottando contro campioni e squadre forti, piene di prime firme. Vorrei ricordare che Arrigo Sacchi mandava gli osservatori più o meno di nascosto a guardare la zona di Maifredi. Eravamo noi e il Milan a praticare la zona vera. Avevamo anche Pecci, quell'anno Cabrini e Giordano. Ma mi dica: allora chi li conosceva i De Marchi, Luppi, Stringara, me o altri?».
Il lavoro di Motta e la Champions
E chi conosceva prima di queste ultime due annate Ferguson, Beukema, Posch o credeva che Zirkzee fosse cosi forte? Ecco: oggi come allora c'è il grande lavoro identitario e migliorativo di società e Thiago come lo fu di Gigi.
Gliene dico un'altra: se questo Bologna avesse un Signori in
squadra, beh, sarebbe secondo. Un giocatore di oggi? Freuler: sa far gioco, ha carattere, vede calcio, praticamente non sbaglia mai un appoggio. E Ferguson: fa tutto e ha ancora margini di miglioramento, giocatore da grande squadra.
Sul sogno Champions League
Per la Champions la lotta sara con l'Atalanta. E la Dea l'avversaria principale. Se invece parliamo di altra Europa, beh, potrebbero arrivare anche le altre: annata anomala, da sfruttare. Se il Bologna andasse in Champions sarebbe da soprannome. Sarebbe un Bologna Mitico, ovvio.
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