Fabbian: "Sono felicissimo di essere qui. Giochiamo bene a calcio, Motta è molto preparato"
Le parole di Giovanni Fabbian in una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport
Giovanni Fabbian ha sfruttato al meglio i suoi pochi minuti in rossoblù fino ad ora. Dopo essere entrato nel recupero nella gara dell'Allianz Stadium contro la Juventus, ha esordito al Dall'Ara nel match contro il Cagliari, sfruttando al meglio l'occasione percependo l'errore di Radunovic e mettendo a segno la rete del definitivo 2-1, portando così la prima vittoria in campionato al Bologna. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport.
Sulla frase di Thiago Motta prima del suo ingresso “Entra e fai gol”: “Verissimo. Mi ha detto quello e poi ha aggiunto altre cose che non ricordo. In quella situazione tu sei con te stesso e basta, concentrato. Vuoi fare bene”.
Sul gol segnato sull'errore di Radunovic: “Non capita spesso effettivamente, si è creata la cosiddetta bella occasione. Ma bisogna essere lì… Provarci sempre. Vista la palla dentro ho aspettato a esultare completamente: mi sono girato per guardare l’arbitro Orsato. “Dimmi che è buono” devo essermi detto. Gol vittoria. Sì, per ora il più bello in carriera proprio anche perché il primo in A”.
Sui festeggiamenti nello spogliatoio: “Con complimenti e sfottò. Un classico. Ricordo Orsolini che mi ha detto: “Oh, mi è toccato sbagliare un rigore per farti fare il gol vittoria…”.
Sul suo senso del gol: “Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato qualcosa, dalle giovanili allo stesso Pippo, poi Chivu, Nunziata. É un cosa innata, poi è chiaro che dopo la prima volta in cui ti riesce, beh, ci riprovi. E se risuccede...”.
Sul nonno Gabriele: “Beh ormai questa dolcissima storia la conoscono tutti… Ma mancava un capitolo. La nostra famiglia è di origini contadine, lui giocava a calcio, credo nel Giorgione, era il classico libero di una volta, uno tosto. Lo voleva Nereo Rocco, credo al Torino. Purtroppo dovette dire no: il papà non lo lasciò andare perché famiglia e campi necessitavano di cure e attenzioni. Aveva 8 sorelle. Ecco: io sono la sua rivincita. Dopo il mio gol al Cagliari, a tutte le persone che lo hanno chiamato non riusciva a parlare: piangeva. Anche con me: era felice. E’ un classe ‘40 e sì, io sono orgoglioso di poter essere la sua rivincita verso il calcio che non ha potuto godersi”.
Sulla lunga estate prima del trasferimento a Bologna: “Sono stato a Roma due giorni per le visite mediche. Per l’Udinese. E aspettavo. Considerando tutto non ho saputo cosa sarebbe stato di me per un mese. Estenuante ma intanto ero andato in tournée con l’Inter. Se c’era la Salernitana? No. Appena è arrivato il Bologna ho detto sì subito, per l’organizzazione, il livello alto e le parole di Motta. Per quel che riguarda il Mondiale Under 20, sì, mi è dispiaciuto ma lasciare la Reggina mi sarebbe suonato quasi come un tradimento dopo la bella annata”.
Sul dispiacere per aver lasciato l'Inter: “Non penso a ‘sta cosa. A parte che c’è una recompra ma sono felicissimo di poter essere qui: voglio giocare il più possibile”.
Su cosa gli piace del Bologna: “Che giochiamo bene a calcio”.
Su Motta: “A parte che è un tecnico molto preparato ma mi ha colpito subito una cosa. Mi ha chiamato, quando ancora non ero del Bologna, e ha elencato i miei difetti. Quando qualcuno ti vuole convincere elenca i tuoi pregi: lui no, e mi ha colpito. Mi ha detto dove devo migliorare. Significa che mi conosceva. Cosa unica”.
Sui suoi difetti: “Sono permaloso. E, come mi ha detto Motta, devo imparare a legare di più i reparti”.
LEGGI ANCHE: De Silvestri: "Voglio raggiungere le 100 presenze in rossoblù"