Kevin Bonifazi, difensore centrale rossoblù che nelle prime partite sotto la guida di Thiago Motta ha fornito ottime prestazioni prima di infortunarsi, ha rilasciato una lunga intervista al Resto del Carlino, in cui parla del momento del Bologna e della sua esperienza sotto le due torri.

Sulle sue condizioni: “Sto meglio, ho lavorato tanto in vacanza. Mi hanno lasciato un programma con cui sono riuscito a tenere il tono muscolare. Questa settimana me la sono presa in più per evitare ricadute, ma conto di rientrare in gruppo da domani.

Sugli applausi del Dall'Ara nella partita contro il Lecce: “Sono stato davvero contento di quell’applauso, anche se non me lo sono potuto godere in fondo perché piangevo anche dal dispiacere. Il rapporto con la città è un discorso molto complesso, nel senso che io credo di essere una persona vera: non ho mai fatto niente per compiacere gli altri o tirare la gente dalla mia parte, con atteggiamenti che vanno fuori da quello che sono, e credo questo arrivi alla lunga. Poi chiaro che ci sarà sempre qualcuno a cui non piaci. Ma io non mi esalto e non mi deprimo mai.

Sulle critiche ricevute: “Ho imparato a mettermi la maschera: quando vai in campo, diventi il tuo alter ego, il Kevin calciatore, e cerchi di lasciare fuori emozioni e tensioni. Ho imparato negli anni a blindarmi in me stesso. Ma se questo poi da fuori viene letto come presunzione, mi dispiace perché non è così: lo faccio solo per il mio bene. Devo essere onesto: molte volte sono stato ferito nell’orgoglio, come persona, leggendo cose su di me cattive, come ‘speriamo si sia spaccato’. E’ triste, non per me, ma per il mondo del calcio. Il tifoso ha tutto il diritto di arrabbiarsi se facciamo una gara orrenda, ma ci sono dei limiti, umani: trovo inaccettabile quando si va nel personale, al di fuori della partita. Può capitare che uno dia tutto - e non è una frase fatta -, ma faccia una gara di merda. Succede a tutti, in tutti i lavori. Poi certo se uno è lavativo, non si impegna, allora, sì, lì puoi attaccare anche la persona perché manca di valori.

Sul ritardo all'allenamento con Mihajlovic: “Sfido chiunque a fermare cento persone per strada e chiedere loro: in un anno sei arrivato mai in ritardo di dieci minuti? Se tutti e cento rispondono di no, allora io prendo, mi metto in ginocchio e chiedo scusa a tutti. Può capitare invece: il garage non si apre, un’auto parcheggiata davanti, trovi più traffico. Purtroppo o per fortuna, abbiamo regole molto serrate e quando sbagliamo, sembra che abbiamo ucciso qualcuno. Io ho accettato l’esclusione (col Verona ai tempi di Sinisa, ndr) senza contestare, certo mi è dispiaciuto perché potevo giocare. Ma da lì a passare come un lavativo, una brutta persona, c’è di mezzo un mondo. Tutti i giorni vengo prima e vado via dopo, ma non conta perché è il mio dovere e mi sta bene. Non voglio una medaglia, ma neanche essere crocefisso. Si tratta di un imprevisto, una volta, fossero anche due, un anno è lungo. Può succedere.

Su Thiago Motta: “La vera forza del mister è la sua umanità. Ha saputo coinvolgere tutti. Mi ricorderò sempre un dettaglio: il primo giorno ci ha aspettato tutti davanti alla porta della sala video, ci ha stretto la mano, chiamandoci ognuno per nome; può sembrare una banalità, invece è stato un gesto che ha rotto subito le barriere, ha creato un’intimità che magari non c’è stata con altri allenatori in passato. Seconda cosa: dà l’esempio di come si debba lavorare. Quando hai il leader come esempio, o gli vai dietro o sei fuori. Thiago ci ha stimolati, poi ci ha messo le competenze tecniche che credo si siano viste. In tempi non sospetti lo dicevo nelle interviste: aspettate, la strada è giusta. L’ho detto quando perdevamo e lui veniva criticato. L’ho detto dopo la vittoria in Coppa Italia: sono contento perché questa gara darà forza e coraggio a uno staff che se lo merita. Arriveranno i risultati. E infatti sono arrivate cinque vittorie su sei.

Sulla fascia da capitano indossata contro il Cagliari: “Si pensa io sia un presuntuoso, invece quel giorno quando in riunione il mister ha detto ‘il capitano è Kevin’, mi sono sentito come se non avessi mai giocato a calcio, mi è arrivata un’emozione al petto, mi tremavano le gambe. E’ stato un onore essere il capitano del Bologna, e dirò di più: sentire quest’emozione mi ha dato il desiderio di ottenere quella fascia; non che la voglia strappare a Roby (Soriano, ndr), ma mi sono sentito benissimo a indossarla. Spero di rimanere qua a lungo. Certo, non nascondo che la mia ambizione sia fare le coppe, la Champions, vincere un campionato. Ben venga se sarà col Bologna, perché significa che saremo cresciuti insieme.

Sull'Europa: “A livello qualitativo potremmo anche esserci, ci manca la consapevolezza di chi siamo. A gennaio avremo un percorso difficile, ma non dobbiamo affrontarlo con il mood da ‘se perdiamo ci sta, il resto è tutto di guadagnato’. Dobbiamo almeno dare il massimo per vincere. Ma sono sicuro il mister ci aiuterà, lui ci fa capire tutti i giorni che l’obiettivo è vincere la prossima gara. Quando faremo nostra questa mentalità, allora scatterà quel quid che fa la differenza. Intanto dobbiamo rimanere nella parte sinistra della classifica, poi nel prossimo anno puntare già a un traguardo europeo.

Sulla ripresa: “Il mister è lo stesso, noi siamo gli stessi: mi auguro possiamo riprendere dov’eravamo rimasti. Poi come andrà è un’incognita, ma lo è per tutti, vista la situazione atipica, senza precedenti. Quello che posso dire con certezza è che questo mese sarà molto utile per lavorare su quello che ci è mancato in ritiro. Dal punto di vista atletico, lo staff ci ammazza di allenamenti, siamo sotto preparazione, facciamo doppio praticamente tutti i giorni. Sicuramente arriveremo molto pronti alla Roma.

Sulla nazionale: “Ovviamente l’azzurro è uno dei miei obiettivi. Vedere i mondiali ti fa dire ‘vorrei provare quella cosa anch’io’. Va al di fuori di interessi e soldi: giocare per 60 milioni di tifosi è amore, è adrenalina pura.

Sul rapporto con Mihajlovic: “Abbiamo provato a mandargli dei messaggi, ma ha avuto giorni poco buoni. Tramite Lollo e Roby (De Silvestri e Soriano, ndr) gli abbiamo mandato un abbraccio.

Sulla possibile sorpresa del Bologna: “Niko Moro. Ci sarà una sua evoluzione, ha qualità e grandi idee.

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