Ma perché in molti abbiamo questa impressione - così sgradevole, così inopportuna - che Mihajlovic ci faccia un piacere ad allenare il Bologna? Lo dicono certi suoi atteggiamenti, lo dice persino la sua posa. Il Bologna contro la Juventus aveva l’occasione di chiudere con orgoglio il campionato, forse persino di dare un senso a questo finale così modesto; ma invece si è esposto all’ennesima figura barbina, arrendendosi, senza lottare, senza dare un solo motivo a chi guarda di pensare che questa squadra sia la premessa per un salto di qualità. Sarebbe sbagliato pensare che quando si è salvi - e il Bologna lo è da un po’ - allora si possono tirare i remi in barca e presentarsi in campo in infradito. Pensiamo invece che sia in questi momenti che il ruolo dell’allenatore diventa decisivo. E in questa prospettiva - dopo aver centrato l’obiettivo minimo - Mihajlovic ha fallito miseramente. L’allenatore parla di «latte alle ginocchia», dice che «gli girano le scatole» e afferma che «se uno oggi guarda giocare il Bologna pensa: perché non è retrocesso?». Ebbene, probabilmente una sana autocritica sarebbe stata necessaria, anziché seminare di piccoli show la vigilia, tra una battuta sugli arbitri e una inutile e non richiesta dichiarazione di voto per il suo amico, il candidato sindaco di Torino. Consideriamo qualche numero: il Bologna ha chiuso il campionato con 41 punti, al 12° posto. Poteva essere l’11° o il 14°, sarebbe cambiato poco. Restano le 17 sconfitte, resta una squadra che in 38 giornate è riuscita a mantenere inviolata la propria porta solo per 5 volte, resta un finale di campionato in cui - nelle ultime 7 partite - i punti raccolti sono stati la miseria di 4. Resta un Bologna che non è né carne e neppure pesce, una squadra che galleggia tra l’accettazione del presente e l’idea vaga del futuro. Non si può parlare di crescita, non sarebbe leale. L’anno scorso i punti del Bologna furono 47. E sempre 12° posto fu. Quest’anno sono 6 in meno. Il primo anno di Mihajlovic - subentrato in corsa a Pippo Inzaghi - i punti furono 44 (10° posto). Ora, mettiamo in fila questi numeri: 44, 47, 41. Posizione in classifica: 10°, 12°, 12°. Dopo un triennio un bilancio si può fare. Ebbene: si può forse giudicare positivo/virtuoso il cammino del Bologna di Mihajlovic? Per noi no. Accettabile, ma non incoraggiante per il futuro. Ha centrato tre salvezze senza soffrire, bene, bravo, il tris c’è già stato e allora forse è arrivato il momento - per la società - di porsi alcune domande sul ruolo di un tecnico che - questa è l’impressione - smania per andarsi a misurare in contesti più ambiziosi e restituisce sempre l’idea di essere sempre - lui - un metro davanti ad una squadra che non lo segue, non si impegna, non è alla sua altezza (sempre dal suo punto di vista). Quello che attende i club di Serie A - praticamente tutti - sarà un mercato low cost, fatto di molti prestiti e con pochi (pochissimi) soldi da spendere. Non è un caso che - più che di calciatori - si parli di mercato degli allenatori. Saranno loro a  segnare piccole/grandi differenze. Guardatevi intorno, si stanno attrezzando tutti. Individuare l’allenatore giusto significa mettersi nella condizione di crescere. Se Saputo, Fenucci e compagnia sono contenti di questo Bologna, allora blindino Mihajlovic; se invece qualche dubbio se lo son fatti venire comincino a guardarsi intorno: la giostra è cominciata e in molti si stanno accasando.

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