Renato Villalta: "Nella Virtus ci sono troppi galli nel pollaio, bisogna stemperare e Baraldi di sicuro non è quello che..."
Le dichiarazioni dell'ex cestista rilasciate al quotidiano "la Repubblica"
Dopo l'esonero di coach Sergio Scariolo da parte della Virtus Bologna, l'ex cestista virtussino Renato Villalta, ha rilasciato un'intervista al quotidiano “la Repubblica” dove ha detto la sua opinione su quanto accaduto, ma non solo.
Renato Villalta, le sue parole:
"Per me semplicemente cercavano un appiglio per farla finita, per mettere tutto in mano ai legali.
Dai, le voci si rincorrevano già l’anno scorso, erano separati in casa. E di situazioni da sminare, diciamo così, ce ne sono altre, penso a Lundberg ed a Shengelia. Tutto sta nei rapporti umani, qui forse ci sono troppi galli nel pollaio, bisogna stemperare, e Baraldi di sicuro non è quello che stempera. Lo faceva il povero Bucci, poi più nessuno. E io non vorrei che il presidente sentisse solo una verità, e non le altre, ricordiamoci l’esonero di Djordjevic che poi rientrò. Se ascolti una sola verità poi succede che ti infili in una situazione di non ritorno.
Zanetti è un grande imprenditore abituato a decidere, e nella Virtus sta mettendo tanti soldi e noi non possiamo che dirgli grazie. Dico solo che è sempre importante per un proprietario avere un uomo di assoluta fiducia, ma a volte anche la sua verità conviene metterla in discussione. Per me l’assurdità è arrivare ad una decisione del genere adesso, quando la brace era accesa da tempo.
Gli anni di Scariolo? La vittoria dell’Eurocup, che ci ha consentito di partecipare all’Eurolega, è stato un grande risultato, le finali scudetto sono il minimo sindacale, coi soldi investiti, la finale di Coppa Italia persa con Brescia una grande delusione. Io poi non ho condiviso le tante attenuanti che Scariolo ha accampato, quando gli infortuni mediamente colpiscono un po’ tutti. Concedere così tanti alibi credo non convenga mai, soprattutto quando poi col gruppo devi essere severo, magari dopo una brutta sconfitta. In un club prima di tutto deve esserci il senso di appartenenza, tutti devono sentirsi parte di una stessa famiglia, la coesione fra lo staff tecnico e la squadra è importante, ma lo è moltissimo anche quella fra la parte tecnica e la società. E quest’unione si deve respirare dentro e va trasmessa fuori. Per me una situazione così andava risolta molto prima".